Un gruppo di ricercatori dell'"Instituto de Recursos Naturales y Agrobiología" di Salamanca (IRNASA) del CSIC ha sviluppato un metodo per scoprire la presenza dell'acaro morbido Ornithodoros moubata, che trasmette la peste suina africana (PSA) ai suini. Lo hanno conseguito grazie ad antigene della saliva dell'acaro, la proteina TSGP1, identificata dagli stessi ricercatori.
O. moubata punge principalmente i cinghiali africani (facoceri), i suini domestici e quando è presente nell'ambiente domestico può pungere anche l'uomo. Quando l'acaro punge l'ospite, inocula un complesso miscuglio di proteine salivari, le quali sono riconosciute come estranee dal sistema immunitario e pertanto l'ospite sintetizza anticorpi conto queste proteine salivari. Questi anticorpi permangono a livelli rilevabili nel sangue almeno per 3 mesi. Questo ci dà una finestra temporale sufficientemente amplia per impiantare una strategia diagnostica e di prevenzione.
Il metodo sviluppato dai ricercatori si basa sulla rilevazione degli anticorpi nei confronti della proteina dell'acaro TSGP1. Il metodo può aiutare a localizzare le popolazioni di acari e sopratutto ad ottenere una mappa epidemiologica del rischio della Peste suina africana. O. moubata è molto diffusa nel centro, sud ed est dell'Africa ed in Madagascar però non si conosce la loro distribuzione in maniera dettagliata. In Spagna, il serbatoio e vettore del virus della peste suina africana è oltre all'acaro morbido, l'Ornithodoros erraticus. Questa malattia causó danni ingenti in Spagna tra gli anni 60 ed 80 e venne eradicata negli anni 90 grazie ad un programma di prevenzione e controllo della malattia che includeva la localizzazione degli allevamenti colonizzati da O. erraticus e l'applicazione negli stessi di misure addizionali per evitare il contatto suino-acaro. La localizzazione degli allevamenti infestati fu condotta con la sierologia usando come antigene un estratto delle ghiandole salivari da acari.
CSIC/ Spagna.http://www2.dicat.csic.es