La letteratura attuale presenta sfide nella classificazione del PCV3, con diversi gruppi che propongono criteri diversi. Stabilire una terminologia comune è fondamentale per facilitare i confronti tra gli studi. Sebbene il consenso tra gli esperti sia prezioso, i nuovi approcci devono essere trasparenti e paragonabili alla letteratura esistente, garantendo risultati riproducibili e una corretta interpretazione e avendo un impatto positivo sulla salute pubblica. Questo studio si propone di rivedere la letteratura sull’infezione da PCV3, esplorandone gli aspetti chiave ed evidenziando domande senza risposta.
Secondo studi filogenetici, l'origine del PCV3 è distinta da quella degli altri PCV e condivide un antenato comune con i circovirus presenti nei pipistrelli. Un'analisi comparativa della genomica ha indicato che l'area più conservata tra PCV3, PCV2 e circovirus di pipistrello è limitata a ORF1, che è responsabile della codifica della proteina rep. Nonostante presenti segmenti conservati con altri circovirus, il PCV3 ORF1 è geneticamente distante e ha accumulato diverse mutazioni nel tempo, indicando che la divergenza tra le specie virali è avvenuta circa 50 anni fa (28).
L'’ampia diversità genetica del PCV3 è evidente attraverso la moltitudine di genotipi finora identificati. È stato documentato in quasi tutti i continenti, ad eccezione dell'Oceania e dell'Antartide. Il suo rilevamento in varie specie animali mostra le sue implicazioni sulla salute e il potenziale di trasmissione zoonotica. Merita una considerazione significativa. Sebbene collegato a diverse manifestazioni cliniche, l’impatto più notevole del PCV3 rimane sui disturbi riproduttivi. Riconoscere l’importanza dei portatori asintomatici, siano essi suini o non suini, è fondamentale, poiché fungono da potenziali serbatoi per il virus. Gli studi sul campo mostrano coinfezioni con altri microrganismi, ma il ruolo di questi coagenti nell’iniziare o esacerbare i segni clinici, siano essi lievi o gravi, manca di un’associazione conclusiva. Vari tipi di campioni possono essere utilizzati per il rilevamento del PCV3; i test molecolari come PCR e qPCR sono i più utilizzati per rilevare il virus. Tuttavia, i test non molecolari svolgono un ruolo importante nello stabilire l’associazione tra l’agente e le lesioni insieme ai test che dimostrano la replicazione virale (come RT-qPCR e RNA-ISH). Infine, sin dalla sua scoperta, il PCV3 ha dimostrato di essere un agente emergente significativo e stimolante nella produzione suina globale. Come il PCV2, mostra un'elevata capacità di mutazione, potenzialmente esacerbando i segni clinici se combinato con altri agenti e grazie alla sua ampia distribuzione...
Silva Rosecleer Rodrigues da, Silva Diego Ferreira da, Silva Victor Hugo da, Castro Alessandra M. M. G. de. Porcine circovirus 3: a new challenge to explore .Frontiers in Veterinary Science 10,2024/ DOI=10.3389/fvets.2023.1266499