Sono molte le ragioni per considerare il Brasile come uno dei paesi con le maggiori opportunità per diventare una potenza nell'export di carni suine. Gli analisti di mercato dicono che nella prossima decade sarà il paese che più esporterà proteine animali nel mondo, superando gli Stati Uniti. Secondo il Banco Mondiale, il Brasile è un paese che possiede una superficie di 8,5 milioni di km2, con un 9,1% di terreni coltivabili, ossia, 77,35 milioni di ettari . Storicamente il Brasile è stato un paese produttore ed esportatore di materie prime, come: cotone, caffè, soia, cacao, mais ecc..., tuttavia negli ultimi 15 anni la produzione di carni suine è aumenta in modo rilevante.
Produzione di granaglie
Una delle coltivazioni agricole più importanti è la produzione di soia: nell'ultima campagna sono stati raccolti 96,22 milioni di Tm, che rappresentano circa il 30% della produzione mondiale (vedi grafico 1). Se sommiamo i raccolti in Brasile e in Argentina, entrambi i paesi raggiungerebbero quasi il 50% della produzione mondiale della soia. Negli ultimi 15 anni, la produzione di soia in Brasile è aumentata del 192,5%, con le zone centro-ovest le più produttrici con poco più dell'80% della produzione del paese.
Nel caso del mais, la produzione dell'ultima campagna ha raggiunto 84,6 milioni di Tm, rappresentando l'8,5% della produzione mondiale. Negli ultimi 15 anni la produzione ha seguto la stessa tendenza al rialzo come la soia, aumentando del 167,6% il volume, con le zone sud e centro-ovest le più produttrici.
La produzione di granaglie in Brasile continua in crescita, secondo gli analisti: si stima che per il prossimo raccolto la produzione di soia sia superiore a 100 milioni di tonnellate, mentre si stima alta la produzione anche per quella del mais.
Produzione di carni suine
Durante il 2015 l'apporto economico della produzione di suini al PIL del Brasile è stato di 18,7 miliardi di dollari (1% del PIL Nazionale) e se si considera tutto l'indotto della catena di produzione, l'apporto economico è stato di 44,9 miliardi di dollari (2,54% del PIL). Nel 2015, il Brasile ha occupato il 4° posto nel ranking mondiale di carni suine, producendo un volume di 3,519 milioni di Tm, che hanno rappresentato il 3,22% della partecipazione mondiale (Grafico 1). Secondo l'Associazione Brasiliana di Allevatori di Suini (ABCS), il patrimonio delle scrofe in allevamento intensivo nel 2015 è stato di 1,72 milioni di scrofe, le quali hanno prodotto 39.263.964 milioni di suini da macello. La quantità di allevamenti registrati nel 2015 è stata di 3100 scrofaie e 15000 allevamenti da ingrasso (svezzamenti, ingrasso e wean to finish). Il 50% di questi allevamenti si trovano negli Stati di Santa Catarina e di Rio Grande do Sul, ugualmente importanti sono gli Stati di Mato Grosso, Paraná e Minas Gerais. Il modello imprenditoriale dei produttori di suini è composto da: 38% di imprenditori indipendenti, 23% cooperative e il 39% fanno parte di filiere integrate. Resta da ricordare che l'industria suinicola genera 126.000 posti di lavoro e per ogni posto di lavoro ci sono altri 7 in forma indiretta.
Consumo di carni suine
Il consumo di carni suine in Brasile ha raggiunto i 15,1 kg pro capite nel 2015, tuttavia nel 2016, con la recessione economica che attraversa, il consumo di proteine animali è calato e si stima che nel 2016 il consumo sia di 14,4 kg pro capite. Negli ultimi 20 anni, il consumo di carni suine in Brasile è passato da 1,04 milioni di tons consumate nel 1995 (6,39 kg pro capite), a quasi 2,98 milioni di tons nel 2015: la popolazione in questo periodo è aumentata da 162,7 milioni a 207,8 milioni di abitanti ed anche l'urbanizzazione è salita dal 77% all'84%. Negli ultimi 5 anni, il consumo di carni suine non è aumentato significativamente, per cui le associazioni stanno lavorando sulla promozione e pubblicità per incrementare il consumo.
“Se un brasiliano aumenta 1 kg di consumo di carni, sarà necessario che la produzione aumenti di circa 100 mile scrofe allevate intensivamente”.
Export ed import
Il mercato internazionale della carne suina diventa ad ogni anno, sempre più importante per il Brasile e negli ultimi 10 anni l'export è aumentato del 5% per quanto riguarda il volume e del 23% in valore (grafico 2). Nel 2015 sono stati esportate 555 mila tons di carni suine, rappresentando il 15,7% della produzione nazionale, mentre nel 2016 sono aumentate del 30%, registrando un volume di 720 mila tons esportate. Con questo il Brasile è il 4° esportatore mondiale di carni suine.
Sanità
Lo status sanitario del Brasile è favorevole per l'export di proteine animali, dato che attraverso la compartimentazione, le zone produttive di suini sono state dichiarate indenni da malattie come la Peste Suina Classica e l'Afta. Dal punto di vista produttivo/riproduttivo il paese ha condizioni molto favorevoli: è negativo alla PRRS, il virus che colpisce considerevolmente le performance delle scrofe e dei suinetti.
Situazioni del mercato e prospettive
Il 2016 per il Brasile è stato amaro e dolce, perchè all'inizio dell'anno la debolezza della propria moneta nei confronti del dollaro, dovuto alla crisi, ha fatto sì che il valore delle materie prime (mais e soia) fosse attrattivo per i mercati internazionali e pertanto le spedizioni all'estero aumentarono considerevolmente: questo provocò che l'offerta nel paese diminuì e di conseguenza i prezzi si alzarono considerevolmente per gli allevatori sul mercato nazionale. Per molti mesi gli allevatori stavano sotto il punto di equilibrio delle proprie finanze, tuttavia, ad inizio novembre le quotazioni iniziarono a rimbalzare ed attualmente i produttori sono tranquilli recuperando le perdite. Non tutto è stato negativo in questo 2016: per la prima volta da quando il mercato cinese è stato attivato per alcuni macelli esportatori, le spedizioni aumentarono significativamente, mitigando la diminuzione della domanda interna del paese ed aumentando le aspettative per per il 2017 che registrerà nuovi record. Per il prossimo anno si prevede una produzione di 3,7 milioni di tons ed un aumento dell'export del 5%, ed inoltre si prevede l'apertura del mercato della Corea del Sud e la vendita diretta in Sudafrica, paesi che hanno un'alta domanda di carne suina.