In questo secondo articolo si analizzeranno le implicazioni delle infezioni croniche da Actinobacillus pleuropneumoniae (App) e come controllarle.
Dopo un episodio primario, in un sistema d'allevamento a flusso continuo o in un sistema che riceva suini da un allevamento infetto, possiamo avere due scenari:
- La malattia scompare senza sintomi clinici né evidenze patologiche nel lungo termine.
- L'infezione cala di intensità, ma continua a causare episodi acuti occasionali.
- L'App diventa parte dell’insieme di patogeni che determinano il complesso respiratorio suino, in particolare il Mycoplasma hyopneumoniae ed il PRRSV. Ciò è più probabile in allevamenti con livello sanitario basso o appunto, in sistemi d'allevamento a flusso continuo, con densità elevate ed in presenza di mescolamento di età e/o con problemi di ventilazione.
- La malattia cronica si evidenzia sia a livello individuale che su numeri più elevati di suini. Normalmente, si osserva in fase di ingrasso, oltre le 10 settimane di vita e spesso si presenta con qualche suino non performante, una certa tosse di fondo, valori di accrescimenti ridotti e mortalità piuttosto elevata. Al macello si osservano pleuriti fibrinose croniche insieme a pleuropolmonite necrotizzante cronica. Questa situazione è tipica dei grandi allevamenti (cicli chiusi con oltre 1.000 scrofe).
Figura 1. Pleurite fibrinosa da App.
Figura 2. Lesione tipica da App : la lesione polmonare emorragica e necrotica è ricoperta da aderenze pleuriche.
Figura 3. Sezionamento di una lesione da App.
L' epidemiologia della pleuropolmonite in forma cronica è legata al calo dell’immunità materna dei suinetti, che permette la trasmissione dell'infezione tra suini di 9-10 settimane di vita, con replicazione ed eliminazione del batterio, reinfezioni dei suini più giovani e ricircolazione dell'infezione nelle scrofe con produzione di immunità. I principi di controllo si basano sulla interruzione del ciclo infettivo, eliminando la fonte di infezione primaria (le scrofe, che normalmente sono portatrici asintomatiche del patogeno) e riducendo la possibilità di contatto tra suini di età diverse.
Le strategie di controllo dipendono dal sistema adottato da ogni allevamento: con un management a bande, in multisito e con l’adozione del "tutto pieno- tutto vuoto" si ottengono le migliore chance di controllo. La sfida maggiore sono i cicli chiusi di grandi dimensioni e gestiti in flusso continuo, per i quali le opzioni saranno l’eradicazione o il controllo del patogeno.
Il miglior modo di raggiungere l'eliminazione è logicamente mediante il depopolamento totale, a pulizia, la disinfezione e l'ingresso di suini indenni dalla malattia. Il test sierologico APX IV offre risultati molto affidabili rispetto ai vecchi test di fissazione del complemento per i sierotipi specifici, tuttavia, la valutazione di un allevamento per classificarne l'indennità, si basa fondamentalmente sull’assenza di sintomi clinici o di lesioni necroscopiche. E' possibile ottenere l'eliminazione con depopolamento parziale sfruttando una medicazione mirata. Lo spostamento dei suinetti in fase di svezzamento, accompagnato da un uso razionale di trattamenti antibiotici efficaci come la tulatromicina, ceftiofur o florchinoloni sia nelle scrofe sia nei suini, dà buoni risultati, così come il trattamento delle scrofe con tilmicosina nel mangime contemporaneamente ai trattamenti dei suinetti. Se abbiamo due gruppi in sala parto, o se si fa uno "stop" del flusso dei parti, si aiuta moltissimo il successo del programma (che può essere combinato con vaccinazioni di massa e con il blocco all’ingresso di nuovi riproduttori che può consentire l'eliminazione anche di altri patogeni). Non è mai stato dimostrato di poter eliminare l'App dai cicli chiusi con infezione cronica in assenza di depopolamento.
Se esistono aspetti geografici, economici o pratici che impediscano l'eliminazione della malattia, si dovranno applicare misure di controllo a lungo termine. Il trattamento antimicrobico nelle fasi di massimo rischio è il metodo più semplice e se si può prevedere la somministrazione per 2 settimane di mangimi medicati con tilmicosina o un trattamento parenterale individuale con tulatromicina, si può contribuire a ridurre la malattia . In alternativa, si può fare uso della medicazione in acqua per 5 giorni in metafilassi, nel caso l'invio al macello sia vicino e si debbano usare prodotti con breve tempo di sospensione.
Il controllo della malattia con la vaccinazione si è dimostrato affidabile sia con l'uso di vaccini commerciali sia con vaccini autogeni preparati a partire da un ceppo specifico isolato in allevamento. Questi interventi sono una soluzione a lungo termine e va considerato l'effetto sull'epidemiologia della malattia all'interno dell'allevamento. Normalmente, se si vaccina a 9 e 12 settimane in un allevamento a ciclo chiuso, l'effetto della riduzione della malattia nel settore ingrasso può ridurre la pressione infettiva a "ritroso", diminuendo la produzione di anticorpi materni da parte delle scrofe. La malattia può quindi ripresentarsi nei suini più giovani. Questa situazione dinamica richiede una valutazione accurata del programma vaccinale e, a volte, la vaccinazione anche dei riproduttori (scrofe) per mantenere una certa stabilità immunitaria aziendale.