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Cosa faremo con la soia nel 2025?

Dal 30 dicembre 2024 la soia verrà aggiunta ai prodotti applicabili alla nuova normativa europea contro la deforestazione, che genera incertezza nel commercio delle Materie Prime...

Negli ultimi mesi i mercati ed i vari incontri di settore hanno avuto un chiaro protagonista in tutti i gruppi: la preoccupazione generalizzata sull’attuazione della nuova norma EUDR al 30 dicembre 2024 (30 giugno 2025 per le micro e piccole imprese) .

Andiamo per passi: Cos'è l'EUDR?

Si tratta del nuovo Regolamento Europeo contro la deforestazione (European Deforestation Regulation), una Direttiva approvata nel dicembre 2022 per sostituire il Regolamento Europeo Timber (European Timber Regulation), ampliando il suo ambito di applicazione a più prodotti (finora si trattava solo del legno). Questa direttiva mira a combattere la deforestazione e il degrado delle foreste globali legate ai prodotti commercializzati nell’UE, richiedendo una serie di requisiti alle aziende che operano all’interno del blocco comunitario.

Sveliamo alcuni punti chiave della norma:

  • Divieto di prodotti associati alla deforestazione: divieto di importazione e vendita in tutta l'UE di prodotti che provengono da aree deforestate dopo il 31 dicembre 2020. I prodotti applicabili saranno il legno (come fino ad ora nelle vecchie normative) a cui si aggiungono soia, olio di palma, cacao, gomma, bestiame, caffè e tutti i prodotti da questi derivati.
  • Diligenza dovuta: Le aziende hanno l'obbligo di garantire che i prodotti con cui operano non contribuiscano alla deforestazione, obbligo di ottenere informazioni su tutta la filiera di tracciabilità del prodotto, compresa la geolocalizzazione degli appezzamenti (devono accertarsi e verificare che le coordinate esatte siano corrette). Un esempio della complessità dell'applicazione della norma è che essa richiede la delimitazione precisa dei terreni georeferenziati. Il regolamento, invece, vieta espressamente le filiere di bilancio di massa (mass balance) in qualsiasi fase della filiera (per cercare di semplificare: mescolare prodotti esenti da deforestazione e per i quali sono disponibili tutte le informazioni richieste con altri che non lo sono, e quindi essere in grado di fare una media tra i volumi).
  • Sanzioni: La direttiva stabilisce norme per le aziende che non rispettano le normative, ma variano a seconda dello Stato membro in quanto sono responsabilità dei governi nazionali. La normativa stabilisce che debbano essere “efficaci, proporzionali e dissuasive”. Le sanzioni comprendono l'importo delle ammende (percentuale del volume d'affari annuo dell'azienda incriminata), la confisca dei prodotti, la sospensione temporanea delle attività e la riparazione del danno ambientale.
  • Sistema di classificazione dei Paesi: L’UE implementerà un sistema di classificazione dei paesi in base al rischio di deforestazione elevato, standard o basso. A seconda del livello di rischio le procedure saranno più o meno restrittive.
  • Impatto nel Commercio internazionale: Con questa norma, l’UE intende incoraggiare pratiche sostenibili nei paesi produttori basate sull’esercizio di pressione con il potere d’acquisto del blocco comunitario, cercando così di avere un impatto su una gestione più sostenibile delle risorse nei paesi produttori di beni diversi.

Qual è il problema allora?

Riteniamo che l’UE dovrebbe impegnarsi a consumare prodotti più sostenibili e cercare di ridurre al minimo l’impatto ecologico dei prodotti importati o esportati nel blocco, ma, come sempre, il diavolo è nei dettagli. La carta sostiene tutto, ma in realtà la complessità del commercio di alcuni prodotti rende impossibile il normale funzionamento del mercato. Nel caso in questione, la soia, l'UE ne consuma circa 30 milioni di tonnellate, la chiave è quale percentuale di questa cifra è in grado di soddisfare tutti i requisiti della norma (non dimentichiamo che i paesi produttori come il Brasile, hanno già il raccolto nei magazzini mescolato, rendendolo impossibile geolocalizzare i giochi). Secondo alcune stime, solo il 35-40% dei consumi sarà in grado di soddisfare i requisiti. Un'altra questione importante è se i paesi produttori siano disposti a fornire così tante informazioni ai propri clienti o se abbiano un'alternativa ai loro prodotti su altri mercati senza tanti ostacoli amministrativi. Naturalmente c'è anche il prezzo: dal 1° gennaio è stato richiesto un premio di 80 euro/ton per la soia che soddisfa tutti i requisiti della norma. Un altro problema importante è la gestione documentale della legge, che non è ancora del tutto chiara.

In pratica siamo a settembre e solo in Europa è stato possibile effettuare la copertura soia per l’anno 2025. Ciò genera incertezza in tutti gli operatori e, nel caso in cui i prezzi aumentino, uno svantaggio competitivo rispetto agli altri paesi produttori.

Diverse voci si sono levate per chiedere all'UE di ripensare la legge per consentirne la conformità, ma non per essere un deterrente riguardo all'importazione di prodotti. Tra questi, il ministro federale tedesco dell'Agricoltura ha recentemente chiesto per iscritto alla Commissione un rinvio di 6 mesi della norma, adducendo la possibilità di interruzioni delle filiere di approvvigionamento per alcuni prodotti a partire da gennaio 2025. La settimana scorsa anche il governo del Brasile ha inviato un lettera alla Commissione invitandola a rinviare l'applicazione della norma oltre il 1° gennaio. Anche le associazioni dei produttori di mangimi e di produttori di suini, tra gli altri, hanno chiesto una revisione della norma.

Insomma, tutti aspettano, ma i giorni passano e i margini di manovra sono sempre meno. C’è molta incertezza sia per gli acquirenti che per i venditori che dovrebbero già pensare alla logistica delle navi da gennaio in poi.

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