I suini reagiscono alle temperature alte e basse, ossia quando non sono nel range della propria termo-neutralità. Però, questa reazione è legata non alla temperatura in sé, ma alla sensazione termica percepita. Non è un riflesso esatto di quello che segna il termometro. La sensazione termica è legata alla temperatura, umidità, tipologia di pavimento, velocità dell'aria, genetica, mangimi, consumi, ecc... Osservando i suini possiamo capire se questi si trovano nella loro Zona di Confort termico o Zona Termo-neutra; il limite inferiore sarà denominato Temperatura Critica Inferiore (TCI) e quello superiore Temperatura Critica di Evaporazione (TCE). Quando la temperatura si trova al di sotto della TCI, i suini si ammucchiano, dormono rannicchiati per conservare la temperatura e aumentano il consumo giornaliero per produrre maggiore calore corporale, peggiorando la conversione alimentare.
Al contrario, se la temperatura supera la TCE i suini raramente si trovano "asciutti". Si vedono sporchi, umidi e per perdere il massimo di calore si coricano su tutta la loro lunghezza. Bevono più acqua ed utilizzano meccanismi fisiologici per evitare l'aumento della propria temperatura, come l'aumento della frequenza respiratoria per minuto fino a 50-60 favorendo l'evaporazione d'acqua e in questo modo raffrescare il corpo, parallelamente cala il consumo di mangimi e di conseguenza...gli incrementi giornalieri. Nei casi più gravi la conversione alimentare si vedrà danneggiata. Se la temperatura ambientale continua ad aumentare, arriverà un momento in cui sarà impossibile continuare a mantenere la propria temperatura corporale, a questo punto si denomina Temperatura Critica Superiore (TCS). Gli aumenti termici al di sopra della TCS possono portare ad un rapido aumento della temperatura corporale e come conseguenza finale la morte.
Va considerato che la sensazione termica dei suini dipende dall'umidità ambientale, dalle correnti d'aria, dal consumo di alimento. Per esempio, in condizioni di temperature elevate e umidità elevata, la capacità di mantenere la propria temperatura sarà ridotta per cui gli effetti negativi sulla produzione della temperatura ambientale saranno maggiori. La stessa cosa succederà d'inverno in condizioni di umidità o in presenza di correnti d'aria: la sensazione termica si vedrà diminuita, pregiudicando ancor di più la conversione alimentare
La quantità di calore generato per la deposizione di tessuti, dipende dalla ripartizione dell'energia metabolizzabile (EM) per la sintesi proteica e di grassi, e dell'origine biochimicha dei nutrienti utilizzati nella formulazione per soddisfare i fabbisogni. Di fatto, l'efficienza energetica (rapporto Energia Netta/Energia Metabolizzabile) per la deposizione di proteine è minore rispetto alla deposizione dei grassi (60 vs 80%) e l'efficienza dell'utilizzo varia anche con le caratteristiche dei mangimi: così che l'efficienza per i grassi è pari al 90%, mentre per i carboidrati il 82% e del 60% per la fibra e la proteina. Con le linee genetiche attuali, ad elevato accrescimento muscolare, i suini sono molto più sensibili alle temperature elevate rispetto a genetiche passate. Ecco perché i sistemi di raffrescamento vengono oggi utilizzati anche per la fase di ingrasso, in modo di mantenere le performance nei periodi estivi. Per quanto riguarda il mangime, ai fine di ridurre l'effetto "estate" sarebbe preferibile impiegare diete a basso contenuto di proteina e fibra, dato che "producono" meno calore. Un eccesso di proteina nella dieta d'estate sarà anche economicamente più dannosa per due motivi: non solo aumenta il costo alimentare, ma non dà niente in cambio, anzi, farà sì che i suini producano più calore, peggiorando ulteriormente l'effetto della temperatura ambiente.
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