Nell’uscita precedente abbiamo scritto provocatoriamente che l’allevamento non ha più bisogno di operai cercando di motivare questa affermazione. Vediamo allora di cosa hanno bisogno questi tecnici per essere fidelizzati e rimanere sul posto di lavoro...
Introduzione
Se la fase di reclutamento di nuovo personale è tutt’altro che semplice, altrettanto si potrebbe dire dell’effettivo inserimento e mantenimento del dipendente all’interno dell’azienda, In generale si ritiene che i primi 3 mesi dall’inizio dell’attività lavorativa del nuovo dipendente siano fondamentali sulla permanenza o meno nel nuovo posto di lavoro. Cifre che non vengono dalla suinicoltura, ma che possiamo immaginare non siano molto lontane anche nel nostro settore: dicono che mediamente il 23% dei neoassunti lascia il posto di lavoro entro il 1° anno dall’assunzione. Nel 13% delle aziende addirittura tale percentuale cresce oltre il 50%.
E' tutto colpa del personale che va via?...
Purtroppo capita di sentire sempre più frequentemente allevatori che riportano esperienze con neo assunti che non hanno retto una giornata lavorativa ed in alcuni casi hanno desistito dopo una mattina o addirittura un paio d’ore…
Siamo sicuri di aver provveduto a tutto quello che occorre, affinché un lavoratore si senta a suo agio?... Alcuni aspetti (solo alcuni) da considerare:
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Come sono gli spogliatoi?
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La nuova figura è stata istruita (in modo scritto oppure verbale) su cosa dovrà fare prima di iniziare il lavoro?(e qui non parlo di 5 minuti di spiegazione su due piedi davanti al capannone)
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E' stato affiancato quotidianamente da personale più esperto?
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Gli sono stati dati indumenti a sufficienza per il lavoro da svolgere?
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Gli orari di lavoro sono in linea con le aspettative dei giovani di oggi? Si può migliorare?
Una volta, per "provare la febbre" al nuovo addetto gli si faceva fare il peggio del peggio in allevamento per "testare" la sua capacità di resistere...cari amici...non è più così... Questo è il miglior modo per allontanare il personale, e si perdono anche brave persone con questa tecnica (se si può chiamare tecnica...)
Come si vede, quindi, il quadro descritto è tutt’altro che rassicurante ed impone delle domande sull’impegno profuso per mantenere la propria forza lavoro in allevamento. Infatti, ammesso di aver avuto la possibilità di selezionare una persona di gradimento e avendo investito tempo e denaro per la sua formazione, non avrebbe senso rischiare di perderla entro pochi mesi dall’assunzione.
La motivazione, chiave fondamentale!...
Analizziamo ora le leve che portano i nuovi assunti a rimanere all’interno del posto di lavoro in un processo progressivo di crescita che li porti a divenire parte della “Squadra” di lavoro. Ovviamente il termine “Squadra” è stato scritto in un’ottica non casuale dove l’ambizione vorrebbe essere quella di creare nel luogo di lavoro un team affiatato in grado di svolgere le varie mansioni di allevamento con unità di intenti come si trattasse di una vera e propria squadra.
Uno degli aspetti fondamentali universalmente riconosciuto come determinante per favorire il mantenimento del proprio staff è rappresentato dalla motivazione.
Vediamo dunque alcuni esempi pratici attraverso i quali si concretizza il concetto di motivazione. Se l’obiettivo è quello di creare una squadra, occorre tenere sempre presente che la squadra “lavora” per conseguire un risultato che non deve essere solo quello di produrre suini in cambio di un salario. A tal fine quindi è necessario informare i propri dipendenti, con una certa periodicità, relativamente alle performance aziendali (es. fertilità, svezzati per scrofa, accrescimento giornaliero in fase di svezzamento-ingrasso, livelli di mortalità, ecc..). Oltre a questi dati che possono essere comunicati ufficialmente 2-3 volte/anno, in allevamenti virtuosi stampe delle varie performance per settore, sono messe a disposizione dei dipendenti che in questo modo sono costantemente aggiornati sugli andamenti aziendali. A volte basta una semplice pacca sulla spalla o il riconoscimento per un lavoro ben fatto per motivare il lavoratore e generare in lui autostima.
Il salario non è tutto
Spesso si ritiene che l’unica molla sulla quale si possa operare per mantenere il personale all’interno della propria azienda sia rappresentata dal salario che finisce, in modo sbagliato, per essere considerato l’elemento sul quale parametrare l’apprezzamento per il lavoro svolto. Purtroppo, infatti, il lavoro in allevamento, per le dimensioni aziendali in cui ci si trova ad operare, si presta poco ad applicare piani di avanzamento in carriera per i propri dipendenti, pertanto la paga mensile finisce per essere uno dei pochi elementi che permette al dipendente di capire quanto il suo lavoro sia considerato importante dal proprio principale.
Nei prossimi articoli vedremo varie tecniche o formule per il trattenimento del personale: economiche e non economiche...