Articolo commentato
Shuhan L, Fang L, Qiubing C, Jing W, Junyi D, Xinlin L, Ying Z, Dongming Z, Zhigao B, Hao Y. Rapid detection of African swine fever virus using Cas12a-based portable paper diagnostics. Cell Discovery. 2020; 6:18. https://doi.org/10.1038/s41421-020-0151-5
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Commento
In questi giorni ci siamo abituati a sentir parlare di test diagnostici rapidi, e non proprio per gli sviluppi applicati al mondo dei suini, ma per la pandemia da COVID-19 in cui siamo immersi. I test di rilevamento rapido dei patogeni non sono mai stati ampiamente accettati nel nostro settore, forse solo nella diagnosi dei processi diarroici. Nei processi digestivi, sebbene la sua affidabilità sia buona, è possibile che il veterinario consideri una diagnosi accurata meno urgente rispetto all'applicazione di misure correttive che, in molti casi, non saranno poi così differenti anche con diagnosi differenti. Tuttavia, in questo caso, il test rapido sarebbe destinato alla diagnosi di una malattia soggetta a notifica, come la peste suina africana (PSA). Dalle informazioni contenute nell'articolo, sembrerebbe che questo test rapido sarebbe in grado di rilevare anche piccole quantità di virus (da 200 particelle di virus), che sarebbe molto sensibile e specifico, poiché i test eseguiti non reagirebbero ad altri virus (o di quelli che colpiscono i suini o quelli che colpiscono l'uomo); e potrebbe anche avere un costo ridotto. Ma porta qualche vantaggio rispetto ai test disponibili oggi?...
La realtà è che l'unico vantaggio sarebbe la velocità e la possibilità di effettuarlo direttamente sul campo. Trattandosi di un test destinato alla diagnosi di una malattia soggetta a denuncia (inclusa nell'elenco A delle malattie dell'OIE), il suo utilizzo sarebbe limitato agli organismi ufficiali responsabili della salute degli animali nei diversi paesi. In questo caso la velocità non rappresenterebbe un notevole vantaggio, poiché dopo il sospetto di infezione il primo passo sarebbe il sequestro dell'allevamento (vietando qualsiasi movimento di animali) e subito dopo il prelievo di campioni per confermare o meno il sospetto. In questi tipi di situazioni, l'affidabilità è più importante della velocità. Si tratta di velocizzare il processo diagnostico per ore o al massimo per qualche giorno, il che non cambierebbe sostanzialmente la situazione. Una diagnosi positiva comporta la distruzione obbligatoria di tutti gli animali dell'allevamento ed è per me difficile immaginare l'applicazione di tale misura sulla base di una diagnosi fatta direttamente in allevamento e senza conferma di laboratorio mediante PCR (tecnica riconosciuta dall'OIE).
La PSA non è una zoonosi e quindi non rappresenta una minaccia per la salute umana. Se immaginassimo una situazione (come quella che alcuni si stanno già cimentando) in cui la malattia fosse endemica e la sua dichiarazione non comportasse la macellazione obbligatoria dei suini, verrebbero lasciati liberi gli esami diagnostici. In una situazione endemica ci si dovrebbe aspettare una riduzione della virulenza del virus e, quindi, una maggiore difficoltà nella diagnosi solo a causa dei sintomi clinici. Potremmo persino immaginare che un vaccino della PSA esistesse e fosse disponibile sul mercato. In questo caso, la velocità, la comodità ed il costo ridotto della diagnosi rappresenterebbero un vantaggio da tenere in considerazione. Un rapido test diagnostico sul campo consentirebbe la rapida applicazione di tutte quelle misure di biosicurezza volte a ridurne la diffusione e, perché no, valutare la possibilità di applicare il vaccino ad allevamenti limitrofi per evitare conseguenze peggiori.
Ma torniamo alla realtà. Nelle condizioni attuali, temo molto che la differenza nella lotta alla peste suina africana non sarà determinata dalla rapidità e dalla comodità della sua diagnosi, ma dall'applicazione di altre misure che in alcuni paesi sono considerate prioritarie, come il controllo della produzione non industriale (autoconsumo improprio) e di mercati alternativi che consentono ancora la macellazione e la commercializzazione di animali positivi.
Riassunto dell'articolo commentato
Il virus della peste suina africana (PSA) è un virus a DNA a doppio filamento responsabile di una malattia grave, altamente contagiosa e mortale che colpisce sia i suini selvatici che quelli domestici. La PSA ha causato enormi perdite economiche a diversi paesi e non esistono ancora vaccini o terapie efficaci. Pertanto, per il suo monitoraggio e controllo, è importante un rilevamento rapido, sensibile e applicabile in condizioni di campo. Qui sviluppiamo un test cartaceo portatile mediato da Cas12a per rilevare il virus della PSA in modo rapido e preciso. Abbiamo identificato un robusto set di crRNA che riconosceva la regione altamente conservata dei geni essenziali del virus della PSA. Il kit di rilevamento mediato da Cas12a ha mostrato una bassa tolleranza alle mutazioni divergenti e non ha presentato reazione crociata con altri comuni patogeni suini. Inoltre, abbiamo sviluppato un kit cartaceo che consente il rilevamento di PSA senza strumenti. Nello specifico, applichiamo un anticorpo coniugato con nanoparticelle d'oro per progettare strisce fatte in casa e combinarle con il rilevamento mediato da Cas12a. Queste strisce di carta consentono una diagnosi senza apparecchiature e hanno rilevato in modo efficiente il virus della PSA nei campioni di suino, mostrando una sensibilità paragonabile alla PCR tradizionale, che richiede apparecchiature. In pratica, abbiamo sviluppato un metodo diagnostico del virus della PSA mediato da Cas12a altamente sensibile, istantaneo e poco costoso utilizzando strisce di carta, con un grande potenziale di applicazione per il monitoraggio della PSA sul campo... |