Ci sono stati dei cambiamenti nei protocolli di vaccinazione della rimonta e delle scrofe nei confronti del PCV-2?
Oggi, la vaccinazione della rimonta è abbastanza consolidata, ma la vaccinazione di routine delle scrofe è meno comune. Essendo una malattia con un'epidemiologia in cui sono coinvolti così tanti elementi, esistono diverse teorie: alcune teorie prevedono che la vaccinazione e una successiva infezione da parte del virus presente nell'ambiente sarebbero sufficienti per generare un'immunità solida e non vedere instabilità nell'allevamento.
D'altra parte, è documentata la comparsa di lotti di scrofette sieronegative. Queste scrofette che arrivano sieronegative nella scrofaia e quindi completamente suscettibili, sono un rischio. Quando le femmine da rimonta non vengono vaccinate e l'infezione sul campo è nulla, a causa della costante pressione vaccinale degli ultimi 15 anni, possiamo raggiungere una situazione in cui abbiamo un allevamento di scrofe molto sensibili al PCV-2. Questo può generare due problemi: da un lato, nei suini da ingrasso generati da queste femmine e da un altro lato, che le stesse femmine presentino problemi riproduttivi. Questi due problemi non necessariamente si trovano in contemporanea e non tutti gli allevamenti hanno problemi riproduttivi.
Ciò solleva l'importanza di disporre di un buon piano di monitoraggio continuo, per valutare se la situazione epidemiologica sta cambiando e per eseguire la gestione dell'analisi dei rischi. L'implementazione della vaccinazione di routine nelle scrofe offre un ulteriore livello di sicurezza e viene solitamente implementata da allevamenti che hanno avuto problemi riproduttivi a causa del PCV-2. Ogni circostanza deve essere analizzata in modo concreto.
Si discute su come la vaccinazione di massa degli allevamenti e la vaccinazione delle scrofe abbiano influenzato l'epidemiologia dell'infezione. Cosa ne pensi?
Questo problema è controverso: ci sono casi in cui la presenza di virus è descritta nel suinetto alla nascita, mostrando molta trasmissione di PCV-2 dalla madre al suinetto. E in questi casi, la vaccinazione di massa delle scrofe ha dimostrato di cambiare la dinamica e ridurre l'infezione precoce nel suinetto. Sono stati visti casi negli Stati Uniti, in Spagna, ma non è qualcosa di globale.
Come questi suinetti, nati infetti con PCV-2 e protetti con anticorpi materni, rispondano alla vaccinazione è difficile replicare in laboratorio per studiarlo. L'epidemiologia si presenta in genere con casi clinici precoci (2-3 settimane dopo lo svezzamento). Quando gli allevamenti che applicano la vaccinazione di routine osservano problemi clinici di PMWS, la prima cosa da sapere è se le linee guida per la vaccinazione sono state eseguite correttamente o se il problema deriva dal fatto che gli animali erano già stati infettati al momento della vaccinazione. Quest'ultima situazione è stata osservata in casi sporadici, ma non risponde alla generalità dei casi osservati. I miei colleghi ed io abbiamo l'opportunità di vedere casi in cui la vaccinazione non viene eseguita correttamente; a causa di errore umano (vaccinazione con dose incompleta, vaccinazione incompleta di un lotto o gruppo, scarsa tecnica di vaccinazione), a causa di una cattiva gestione del prodotto o della completa mancanza di attuazione della vaccinazione.
È importante sottolineare che nel programma di vaccinazione raccomandato con Ingelvac CircoFLEX®, la vaccinazione delle scrofe non sostituisce mai la vaccinazione dei suinetti.
Quando dovresti prendere in considerazione un allevamento che potrebbe avere un problema riproduttivo correlato al PCV-2?
I quadri tipici che sono più comunemente osservati sono gli allevamenti che si stanno riempiendo, con una popolazione interamente composta da scrofette dove si osserva che l'allevamento non sta ottenendo i risultati riproduttivi che ci si aspetterebbe per la genetica con cui si lavora. Non dovremmo aspettarci grandi quadri di aborti, nati morti ecc... Si tratta più di una perdita di efficienza riproduttiva, a volte difficile da diagnosticare. In alcuni casi può assomigliare alla Parvovirosi, con un aumento del numero di mummificati, che senza essere drammatico, possono essere rilevate se esiste un buon sistema di raccolta dei dati (Foto 1).
Per ottenere una diagnosi corretta, è necessario un buon campione di nati morti e mummificati. Il rilevamento del danno istologico agli organi, in combinazione con il rilevamento dell'antigene, mediante PCR o immunoistochimica, consente la conferma dell'infezione da PCV-2.
E in che modo la presenza degli anticorpi materni influisce sull'efficacia della vaccinazione dei suinetti?
Ogni vaccino è diverso nella sua composizione, adiuvante e nel modo in cui genera immunità, e tutto ciò influenza il modo in cui funziona sul campo. La domanda su come funziona il vaccino in presenza di anticorpi materni non è nuova e abbiamo recentemente pubblicato nuovi dati. (Figueras-Gourgues et al.) dove il comportamento individuale dei suinetti è stato valutato in presenza di diversi livelli di anticorpi materni al momento della vaccinazione (Basso-Alto -Molto alto). In tutti i casi, i suinetti vaccinati hanno presentato dati di crescita migliori rispetto ai suinetti non vaccinati, indipendentemente dal livello di anticorpi presenti al momento della vaccinazione. La vaccinazione dei suinetti in questo test (Ingelvac CircoFLEX®) ha migliorato l'incremento medio giornaliero (IMG), ha ridotto la mortalità e la viremia a causa del PCV-2 indipendentemente dal livello di anticorpi materni al momento della vaccinazione.
Questi buoni risultati della vaccinazione in presenza di alti livelli di anticorpi materni probabilmente avviene perchè l'obiettivo del Ingelvac CircoFLEX® è generare una risposta immunitaria diretta all'immunità cellulare, che sembra non essere così suscettibile a una risposta che richiede un maggiore coinvolgimento degli anticorpi. Gli studi condotti presso l'Università di Vienna hanno dimostrato la protezione grazie alla generazione di alti livelli di Cellule T di tipo CD4 + che inducono la produzione di citochine efficaci contro il PCV2 (Koenig et al 2015). Al contrario, è stato dimostrato che titoli elevati di anticorpi non neutralizzanti non sono correlati alla protezione (Tribble et al 2012). Questo tipo di risposta è data dalla progettazione del Ingelvac CircoFLEX® in relazione all'antigene ed in particolare all'adiuvante ImpranFLEX®, che è molto diretto all' immunità mediata da cellule e non tanto agli anticorpi.
La conoscenza delle caratteristiche di base del vaccino che utilizziamo in allevamento è importante per valutare altri elementi. Ad esempio, questa maggiore attenzione alla stimolazione dell'immunità mediata da cellulare significa che gli animali vaccinati con Ingelvac CircoFLEX®, non esposti al virus di campo, non dimostrano sieroconversione in tutti i suini nei test commerciali di ELISA, ma sono comunque protetti contro il PCV2.
Stiamo controllando l'infezione subclinica da PCV-2?
È difficile misurare l'impatto della malattia subclinica poiché dipende da infiniti fattori specifici per ciascun allevamento e sono situazioni difficili da replicare in laboratorio. Abbiamo visto situazioni in cui, in contesti con prezzi dei suini molto bassi, allevamenti che hanno ridotto l'uso del vaccino (ad esempio applicando mezze dosi), hanno osservato situazioni in cui, forse senza raggiungere casi di mortalità come nei quadri tipici di PMWS, sì, c'è stato un effetto significativo sulla crescita (Foto 2). I veterinari che hanno sofferto la PMWS prima della comparsa del vaccino sono pienamente consapevoli del valore dell'infezione subclinica da PCV-2. Per i veterinari più giovani, che non hanno sperimentato l'impatto della malattia, è sostanzialmente diventato un vaccino di routine, rendendo più difficile misurare tale impatto.
I veterinari dispongono di buone tecniche diagnostiche?
Le tecniche esistono, ma è importante utilizzarle e interpretarle correttamente per poter trarre conclusioni valide che ci aiutino a trovare una soluzione.
È essenziale partire sempre da una buona diagnosi, che è sempre più difficile in alcuni sistemi con un numero crescente di animali che devono essere controllati da un veterinario. Vediamo molte volte un problema di mancanza di una diagnosi, eseguita in profondità, o direttamente a causa della mancanza di conferma diagnostica, o perché in realtà si tratta di infezioni miste causate da vari agenti patogeni. Quando si vede un animale che perde peso durante il post svezzamento è spesso correlato al PCV-2 e al deperimento, quando dobbiamo ricordare che ci sono molte patologie gestionali, nutrizionali, ambientali o di altro tipo che possono causare sintomi clinici relativamente simili al deperimento (Foto 3).
È importante combinare più di una tecnica diagnostica: PCR con istologia, PCR insieme a una buona valutazione clinica o all'autopsia corretta. Trarre conclusioni basate esclusivamente sui risultati della PCR non fornisce informazioni sufficienti per fornire soluzioni. Le PCR possono rilevare virus in quantità estremamente basse, ma cosa significa una PCR positiva per PCV-2 quando sappiamo che la vaccinazione non elimina completamente la presenza del virus? Tecniche diagnostiche più potenti richiedono una maggiore necessità di un'interpretazione corretta per non cadere in conclusioni errate che ci allontanano da una soluzione.
I ceppi di PCV-2 variano nel tempo: in che modo ciò influisce sulla protezione che possiamo aspettarci dai vaccini?
Dobbiamo essere sempre attenti alla comparsa di nuovi ceppi e nuovi sierotipi. Boehringer Ingelheim dispone di un programma di monitoraggio dei nuovi ceppi e nuovi virus. L'obiettivo di questo programma è verificare, quando sorge un nuovo ceppo, che i vaccini che attualmente abbiamo sul mercato offrano una protezione adeguata contro questi nuovi ceppi o, se necessario, adottino misure per sviluppi futuri. Fino ad ora, attraverso infezioni sperimentali con i nuovi ceppi di PCV-2 che sono comparsi, siamo stati in grado di dimostrare che Ingelvac CircoFLEX® copre anche questi nuovi ceppi. Riceviamo anche molte informazioni preziose dalle esperienze dei nostri clienti. Abbiamo condotto studi in allevamenti in cui la vaccinazione può essere considerata molto efficace, senza casi clinici, ma in cui possiamo rilevare virus e vedere che il profilo genetico dei ceppi PCV-2 è variato e il vaccino funziona ancora.
Ma il mondo dei virus è in qualche modo dinamico e questo programma di monitoraggio continuo, sia attraverso la comunicazione con i nostri clienti, sia attraverso la collaborazione con gruppi di ricerca, è la chiave per essere informati su ciò che sta accadendo in allevamento e poter essere preparati se si verificano cambiamenti.
Sono stati descritti anche i virus PCV-3 e recentemente PCV-4. Sappiamo quali implicazioni hanno questi virus?
PCV-3 e PCV-4 sono virus molto diversi, con poca somiglianza genetica con PCV-2 e quindi non ci si può aspettare che i vaccini contro PCV-2 siano efficaci contro questi altri virus.
Ad oggi, ciò che è stato segnalato sono casi molto sporadici di problemi associati a PCV3, in cui viene descritta una leggera influenza sugli indici riproduttivi che non è facile da rilevare. È anche vero che il PCV-3 è stato isolato da animali sani e da allevamenti senza alcun problema. Ma molte cose possono cambiare: la suscettibilità dei suini, il virus stesso o altri elementi. Ad esempio, il PCV-2 era presente nelle popolazioni suine 20 anni prima della nascita del grave problema clinico che abbiamo riscontrato. Questo è il motivo per cui crediamo che sia importante mantenere attiva questa vigilanza per essere il più preparati possibile in caso di cambiamenti.
Per quanto riguarda il PCV-4, questo virus è stato recentemente descritto in Cina, dove è stato rilevato in casi clinici in cui erano presenti altre infezioni. È presto a sapere se avrà qualche tipo di rilevanza clinica.
Quale sarebbe la sfida che il circovirus suino pone per il futuro?
Non dobbiamo dimenticare l'impatto che il deperimento ha avuto sul settore suinicolo, in modo da tenere presente la necessità di continuare ad attuare correttamente la vaccinazione contro il PCV-2. Sappiamo che i problemi tornerebbero nel momento in cui si smettesse di vaccinare. Continuiamo a lavorare per definirlo programma di controllo ideale dove possiamo ottenere il massimo beneficio dall'investimento che il vaccino comporta ed evitare situazioni in cui il costo del vaccino viene sprecato, a causa di difetti nell'applicazione, nel programma di vaccinazione o per non coprire le diverse aree dell'allevamento: scrofe, ingrasso e rimonta...
Per continuare ad aggiungere valore al cliente, la comunicazione stabilita con i veterinari sul campo è essenziale, così come il lavoro che i nostri colleghi svolgono direttamente con i clienti.
Un'altra sfida di cui siamo molto consapevoli è l'approccio alla sanità dell'allevamento nel suo complesso e che non valorizza tanto i virus o i prodotti isolati. Trovare strategie per massimizzare la produttività considerando tutte le sfide nel loro insieme, invece di valutare un virus specifico senza affrontare la situazione globale. Questi approcci globali devono affrontare tutti gli elementi rilevanti che vanno dalla biosicurezza, un flusso TD-TF corretto, all'attenzione ai dettagli, tutti elementi importanti insieme alla corretta scelta e applicazione del vaccino.