Gli allevatori americani sono prudenti, ma ottimisti, dato che l'ultimo censimento USDA indica un grande aumento di produzione rispetto all'anno precedente (un aumento del 4% sul totale) nonostante sia in calo dall'ultimo trimestre 2016, quando un grande stock ha portato i prezzi al sotto costo. L'aumento della produttività delle scrofaie ha stabilito un nuovo record nazionale con 10,43 svezzati per parto. La media degli allevamenti più piccoli è stata di 8 suinetti per parto. Il numero totale delle scrofe è appena sopra i 6 milioni di capi. Con un aumento di quasi l'1% base anno, l'aumento della produttività mantiene l'equilibrio nel mercato domestico tra domanda e offerta. I mercati dell'export sono quelli che segneranno l'anno e, ancora una volta, la prospettiva è mista.
La situazione della JBS Brasil e molte altre industrie brasiliane di carni, con supposte tangenti ai vigili sanitari per permettere di mettere sul mercato carni sequestrate, ha portato ad una chiusura temporanea su grande scala, degli stabilimenti di carni bovine della JBS Brasil. La chiusura fu fatta per poter investigare i casi e normalizzare l'offerta e domanda, il che ha aiutato a recuperare la fiducia dei mercati importatori. Molti paesi avevano chiuso in seguito allo scandalo, ma diversi hanno già riaperto, sollecitando nuove garanzie. Gli USA hanno mantenuto la possibilità di import dal Brasile, però hanno aumentato del 100% i controlli in frontiera dei prodotti in arrivo ed hanno aumentato la vigilanza dell'USDA in Brasile per assicurarsi che la carne non fosse contaminata o sequestrata. A seconda della durata della crisi e dipendendo da quante informazioni negative arriveranno ancora, questa potrebbe essere un'opportunità per gli esportatori americani, almeno per un breve periodo.
Le notizie che arrivano dal Messico sono ogni volta più problematiche e non si sa con certezza se sono notizie il cui obiettivo è far pressione sui negoziati o se sono reali. Il governo Trump ha acceso gli animi di molti settori chiave e formatori di opinione in Messico. La principale arcidiocesi del Messico sta avvertendo i grandi costruttori messicani potenziali per gli appalti della costruzione del famoso muro, che partecipare o fornire materiali per il muro di frontiera sarebbe un'"affronto alla dignità umana" la cui partecipazione li convertirebbe in "traditori" del proprio paese. Il governo secolare è un pò più sobrio e realista ( ad eccezione del presidente passato, molto appassionato, che regolarmente lancia missili di parole al presidente Trump). L'attuale presidente del Messico sta lavorando su molti fronti per trattare di normalizzare le relazioni con l'amministrazione americana, quando la settimana passata scadeva il termine per presentare gli appalti per la costruzione del muro.
La reazione in Messico ha dato luogo a molte polemiche su un "Piano B", sia se si costruisca il muro, sia che si annulli la costruzione, oppure, si ritratti sostanzialmente il Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord (NAFTA). In Messico si sentono rumori, di nuovo, di una grande crescita della produzione (superiore al 10%), ma questi sogni possono essere reali solo quando, come ora, ci sono pre-requisiti a lungo termine, come la disponibilità di cereali - granaglie a basso costo. Proprio perchè il Messico dovrebbe importare la maggior parte di queste materie prime per portare a termine questo grande aumento della produzione, quando i prezzi attuali subissero aumenti drammatici del prezzo in funzione della meterologia o altri fattori che possono cambiare la prospettiva, sarebbe inevitabile il ritorno alle zone di produzione con costi minori, come USA e Canada.
In questo periodo dell'anno è atteso un calo leggero dei prezzi. Questo avviene varie settimane prima di Pasqua, quando si completano gli acquisti di prosciutti da parte dei prosciuttifici. Questo calo sta già succedendo e sembra un può più forte della norma e le aspettative del prezzo record d'estate si sono modificate al ribasso, corretti da questi fatti. La pressione ribassista aggiuntiva sui prezzi si deve alla pancetta ed al bacon che si sono sgonfiati dai massimi del primo trimestre, calando fino ad un 30 % di quanto visto a gennaio. Praticamente, questo posiziona il prezzo della pancetta a quello di prima degli aumenti. Il valore di riferimento della carcassa che esce dal macello, considerando il valore di tutti i tagli (Pork Carcass Cutout, PCC) è calato in modo dramatico ed il prezzo attuale del suino rappresenta già l'82 % del PCC: è probabile anche che si riduca, tuttavia, di più a breve termine. Quello che succederà d'estate dipende dall'aumento della capacità di macellazione sul mercato (ci sono due grandi nuovi macelli quasi pronti per iniziare a lavorare) e di come reagirà l'industria. Dobbiamo attaccarci ad un certo ottimismo, ma dobbiamo essere coscienti che è possibile raggiungere i minimi prezzi se il commercio con il Messico si vedrà gravemente interrotto.