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O si aumentano le esportazioni come previsto o sarà un bagno di sangue...

Può essere che i mercati non siano così forti come previsto dall'USDA, a causa della stentata crescita economica, ma la recessione in diversi paesi,il forte aumento del valore del dollaro rispetto alle principali monete competitive e al calo del prezzo del petrolio...

L'industria suinicola americana ha un sentore crescente che i prezzi dei futures della carne suina stiano calando. La paura arriva velocemente dato che negli ultimi 2 mesi, i futures dei suini per giugno presso il CME sono calati di circa il 20% ed i prezzi attuali continuano a spiumarsi ,molto al di sotto delle medie stagionali dei prezzi invernali, dato che le macellazioni giornaliere superano quelle di un anno fa. Dopo mesi di guadagni fenomenali (per quelli che non hanno fatto coperture con margini bassi), i produttori si sono preparati per un'espansione e un leggero, ma strategico spostamento geografico di una piccola parte delle scrofe presenti negli USA. Assieme all'espansione creata dai guadagni, parte del motivo dello spostamento geografico era delocalizzare scrofaie al di fuori delle zone ad elevate densità suinicola, dove si è registrato essere quasi impossibile contenere la diffusione  del virus PED con tutta la biosicurezza impiegata. E' possibile che alcuni degli allevatori che hanno aumentato il numero di capi non utilizzino più gli allevamenti nelle zone di maggior rischio, una volta i nuovi allevamenti siano in funzione, anche se, meglio non scommettere su questo.

L'obiettivo è offrire una protezione futura contro minacce sanitarie che compaiono dal nulla, come la PED. Gli allevatori che avevano suini durante il periodo problematico, hanno alla fine guadagnato moltissimo, a volte oltre il 100% per ogni capo. Il problema era...: "avere suini". I suinetti che si svezzeranno da queste scrofaie più lontane, saranno trasportati per ingrassare in zone ad elevata produzione di materie prime, con l'obiettivo di mantenere la struttura con un basso costo totale. Spostare i suini svezzati o da ingrasso, invece di farli nascere sul posto in zone devastate dalla malattia, può aiutare ad evitare una nuova catastrofe, nonostante non si elimini i rischi di acquisizione della malattia. Tuttavia, il suinetto può raggiungere una età e peso adeguato nella scrofaia e così affrontare meglio ogni situazione.

Con la scoperta americana a cui si è già "promessa", che si possono produrre e vendere suini con peso elevato (oggi è comune vendere suini a 127-140 kg di peso vivo) con mangimi che costano poco e con più sfruttamento degli spazi, ottenendo enormi guadagni. Tutto questo però finirà, tanto velocemente quanto gli allevatori ritornano completamente alla produttività delle scrofaie prima del picco della PED, avvenuto nell'autunno/inverno del 2013. Ora che la burrasca è passata, anche se non tutti lo dicono ancora, in futuro si prevede che una montagna di carni suine invada gli impianti di lavorazione carni negli USA. Questo succederà fino a che il prezzo di vendita torna a livelli più gestibili e parte dell'aumento della produzione si ferma prima che molta terra sia mossa.

Molta gente, in particolare gli allevatori di suini, soffrono della malattia della "immediatezza". Questo significa che credono che il futuro sia che l'oggi ed il passato recente continueranno in futuro. Come se le informazioni storiche degli ultimi 100 ani fossero un dato irrelevante, quando si tratta di pensare a cosa viene dopo. Certo che si vive un un'epoca dove le "novità" sono all'ordine del giorno, il che crea alcuni modelli nuovi, ma in realtà è raro avere un modello veramente nuovo e la storia (tutta, non solo gli ultimi 10 minuti) è una grande educatrice per quelli che ne fanno attenzione.

Di recente, alcune testate americane, prevedevano che la produzione di carni suine in quest'anno negli USA sarebbe uguale o maggiore almeno a quella dei bovini per la prima volta dagli anni 50. Alcuni pensano che questo sia dovuto in qualche modo ad una domanda crescente di carni suine, mentre quella bovina abbia perso un pò il gusto dei consumatori. La semplice verità è che la domanda di carni bovine negli USA, continua a calare dal 2012, oltre ad alcuni problemi di mortalità per eventi naturali come il tragico uragano del Dakota, che ha raddopiato (o più) i prezzi della carne bovina in poco tempo. Senza dimenticare che nel 2011, anno di molti eventi climatici, le cifre dell'USDA hanno rivelato che la carne bovina avrebbbe superato la produzione totale di carne suine di circa il 16%. Il cambio dei consumi è più spiegabile in funzione della variazione dei prezzi, della disponibilità invece di un cambio fondamentale della domanda di carne suina da parte dei consumatori.

Ora che gli allevatori di suini iniziano a comprendere come gestire meglio la PED, la ferocità del virus sembra essere diminuita, e le previsioni non hanno aspettato a tornare indietro. Per esempio, nonostante la carne bovina non sia un grande "competitor", dato che si prevede che la produzione continui a calare, a causa di problemi legati ai tempi di "recupero" del lungo ciclo di produzione,  i mercati internazionali non sembrano così forti come previsto dall'USDA. Questo si deve ad una lenta crescita economica mondiale ed alla recessione di alcuni paesi, come per esempio il grande importatore di carni suine, il Giappone, dove "l'Abenomics" (misure economiche  adottate da Shinzo Abe, Primo Ministro del Giappone) è ritenuta come responsabile del calo del PIL di quasi il 2% nell'ultimo trimestre (dati di dicembre 2014). A tutto ciò si aggiunge il forte aumento del valore del dollaro di fronte alle principali monete competitive, così come il calo del prezzo del petrolio e il risultato è che durante quest'anno l'export americano sarà una grossa sfida per il paese, a meno che...la sovraproduzione riesca ad avere un prezzo "attrattivo" nonostante la fragilità del potere di acquisto mondiale. Tutto questo potrebbe far sì che i media annuncino l'aumento dell'export di carne suina americana come una vittoria memorabile. La UE sta mettendo in pratica molte delle proprie speranze nella ripresa del mercato russo, sapendo che i russi sono importanti consumatori di carni suine e che negli ultimi anni il consumo ha superato la produzione di quasi 50%. Tuttavia l'agitazione politica oscura l'immagine di affidabilità, già oltre l'abituale anche se apparentemente nascono alcune possibilità.

Pertanto ora affrontiamo la realtà delle aree mature di produzione suinicola a livello mondiale dove la domanda interna è satura e stabile, come negli USA e nella UE. La lezione che ci dà la storia richiede una memoria superiore ad un anno: O si cresce la produzione in funzione dell'export o altrimenti..........

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