La grande notizia dagli USA è la gran facilità con cui hanno aumentato le vendite sui mercati asiatici, oltre alla domanda interna, che è pure cresciuta... Ora, con le previsioni di commercializzazione per il trimestre invernale, periodo che normalmente portano a perdite economiche, oscillano sotto un "capello" di redditività. Tutto questo ha mantenuto i prezzi ad un livello elevato, con guadagni molto al di là di quanto la maggior parte dell'industria poteva pronosticare a febbraio, quando la situazione di offerta creava preoccupazioni. Durante molti anni, c'è stato un certo timore rispetto ai cambi strutturali del settore che potrebbero eliminare le possibilità di stabilire i prezzi di mercato, dato che la vendita dei suini al "dettaglio" è quasi inesistente. Nella prossima decade, se la tendenza attuale dovesse continuare, questo potrebbe essere messo in discussione. Si vedrà..
Possiamo fare un'idea di cosa ci ha portato alla situazione attuale, dato che, se guardiamo indietro, al periodo 2008-2014, quando il patrimonio suinicolo americano era molto stabile, intorno ai 60 milioni di capi, con situazioni stagionali considerate normali... L'arrivo della PED nel 2014 ha provocato una rapida riduzione di circa il 10% della produzione, buttando in alto prezzi e guadagni, raggiungendo i record di tutti i tempi, il che...ha provocato febbre non solo ai suini... Dal 2014, il patrimonio suinicolo degli USA ha avuto una traiettoria sempre ascendente, superando alla grande, il 10% perso con la PED e avvicinandosi a 70 milioni di capi. Tuttavia non ci sono segni di arresto....
La combinazione dei prezzi delle materie prime molto stabili e bassi, assieme ai prezzi record nel 2014, ha saldato tutti i debiti della filiera suinicola. Questo ha permesso grandi investimenti sia in ammodernamenti come in espansione e miglioramento degli allevamenti.
La scomparsa del debito ha favorito le grandi espansioni di filiere produttive specializzate, sopratutto quella senza antibiotici. Inoltre, ha creato la possibilità che i macelli ampliassero le proprie capacità produttive oppure investissero in miglioramenti. I risultati furono nuovi stabilimenti di macellazione e di trasformazione carni intorno al "cinturone del mais", da ovest ad est, con alcuni medi macelli, anche in espansione, ma anche in alcuni casi...togliendo le ragnatele di alcuni che tornarono a riaprire...
Siccome questa situazione fu prevista sufficientemente per tempo, i macelli indipendenti stimolarono i propri fornitori ad una maggiore produzione, per evitare la mancanza improvvisa di suini dal momento che altri macelli, stavano per aprire... Con i dubbi al minimo, fu possibile che sia la fase produttiva sia l'offerta di distribuisse ordinatamente negli ultimi 3 anni di crescita.
Negli articoli precedenti, abbiamo discusso sull'importanza di questi cambi strutturali, ma fondamentalmente, l'industria suinicola americana sta evolvendo rapidamente verso una produzione più sofisticata, dislocando i guadagni lontano dalla macellazione e trasformazione carni (che agiscono come centro di costo), fino alla produzione, dove si stanno facendo i maggiori investimenti e aggiugendo del valori. Il valore aggiunto durante l'elaborazione è importante, ma si limita al sezionamento, maturazione, stagionatura, ecc.. dato che i macelli non possono cambiare sostanzialmente la propria attività. Invece, gli allevatori sì che possono farlo, incorporando una nuova serie di caratteristiche direttamente sulla materia prima (no antibiotico, più infiltrazione di grasso, ecc...). Inoltre, solamente i sistemi produttivi possono creare e/o rafforzare determinate caratteristiche di prodotto (bio, animali liberi, operatori umanitari) e che sono già in moto...