L'omogeneità del peso vivo (PV) dei lotti di ingrasso inviati al macello, in particolare all'arrivo, costituisce un aspetto di interesse per l'industria suinicola dato che è un fattore di commercializzazione e dell'occupazione dei suini degli spazi d'allevamento.
Un modo per poter visualizzare quanto uniformi sono i suini lungo il ciclo produttivo potrebbe essere l'analisi dei giorni trascorsi per raggiungere un determinato peso finale. E' logico aspettare che i lotti uniformi aumentino l'efficienza degli ingrassi sia come giorni necessari per lo svuotamento dei capannoni come per l'indice di conversione.
Anche se certe strategie di management, come il raggrupamento secondo il peso, permettono di ridurre la variabilità dei pesi, il fatto di disporre di strumenti che aiutino a prendere decisioni obiettive su questo tema potrebbero essere di grande interesse. In questa maniera l'uso di un modello matematico per stabilire curve di crescita potrebbero essere di grande aiuto. Recentemente, i nostri risultati mostrano che attraverso le curve di crescite è possibile avere informazioni preziose dei nostri suini, non solo, verificare le differenze tra accrescimenti in funzione dei vari fattori di interesse: sesso, mangimi, genetica, ecc.
Prendiamo come esempio un gruppo completo di suini svezzati settimanalmente, circa 350 suini [Pietrain x (Landrace x Large White)] maschi e femmine, allevati in condizioni commerciali su cui viene controllato il peso vivo (PV) dalla nascita fino alla macellazione (figura 1); i risultati permettono di aggiustare una curva di crescita a livello individuale, in modo di poter prevedere i giorni necessari per raggiungere il peso alla macellazione (in questo esempio di 105 kg). Qui tratteremo solamente di come si potrebbe gestire la variabilità, senza coinvolgere il sesso o la genetica degli animali.
Figura 1. Evoluzione del peso vivo lungo il ciclo di una popolazione completa dallo svezzamento composta di 347 suini.
Inizialmente potremmo scegliere la realizzazione di gruppi di suini secondo le cateorie di peso (figura 2) separando circa il 10% dei suini più piccoli per osservarli rispetto alla media della popolazione o ai 10% più pesanti. In pratica, queste categorie di peso possono essere realizzate mediante l'analisi delle frequenze di ogni categoria di peso. A partire da queste frequenze, e concentrandoci sui suini più piccoli, si registra la soglia di "taglio" selezionando il 10% dei suini di minore PV, a cui assegneremo la categoria L (“Low” o leggeri). Per le categorie rimanenti (H: “High” o alto e M: “Medium” o medi), procederemo in modo similare, ma selezionando il 10% ed l'80%, rispettivamente..
Figura 2. Categorie di peso create a 35 giorni post-svezzamento, dove H: “High” o più pesanti (10%), M: “Medium” o medi (80%) e infine gli L: “Low” o leggeri (10%). Il circolo rosso segnala il 10% dei leggeri che si intende trattare in modo differenziato come strategia.
Realizzate le categorie di PV, è anche possibile osservare la variabilità presente all'interno di ogni categoria (figure 3-5), ugualmente osservate con il totale dei suini (figura 1).
Figura 3. Evoluzione del peso vivo dei suini categorizzati come H (“High” o pesanti) lungo il tempo. | Figura 4. Evoluzione del peso vivo dei suini categorizzati come M (“Medium” o medi) lungo il tempo. |
Figura 5. Evoluzione del peso vivo dei suini categorizzati come L (“Low” o leggeri) lungo il tempo. |
Con il supporto delle curve di crescita si può stimare individualmente i giorni per raggiungere i 105 kg (figura 6) in funzione della categoria di peso e conseguentemente la differenza in giorni tra il gruppo "migliore" (rosso) ed il “peggiore” (verde) di suini per raggiungere lo stesso PV alla macellazione (fino a 40 giorni in questo esempio).
A partire da questi risultati una domanda pertinente sarebbe: come si sviluppano queste curve se la percentuale di suini leggeri che possiamo considerare sono diverse, per esempio di un 5% oppure di un 15%?
Man mano che i suini crescono , lo fanno al costo di aumentare la variabilità del PV tra di loro (figura 1); trattare in modo diverso la frazione di suini leggeri potrebbe essere interessante in allevamenti che possono introdurre questo tipo di management a livello logistico, considerato che questi suini sono quelli responsabili dell'aumento dei giorni di occupazione dei capannoni in fase di ingrasso, proprio perchè hanno una crescita inferiore (salvo qualche eccezione).
Inoltre, presupponendo che il peso alla nascita può non essere in molti casi determinante per le fasi finali del ciclo produttivo, dato che nelle fasi finali sono più difficili da gestire: separarli o pareggiarli. Quindi si dovrebbe pensare ad una fase del ciclo dove è più semplice applicare un metodo gestionale. Il passaggio ad una fase successiva, con il cambio di localizzazione, potrebbe essere un momento valido, come in questo esempio.
Figura 6. Evoluzione del peso vivo medio dei suini lungo il tempo, in funzione della categoria di peso assegnata alla fine dello svezzamento (35 giorni post-svezzamento con lattazione di 28 giorni di media). Significanza statistica fissata a p<0,05. T105kg sono i giorni necessari per raggiungere il peso alla macellazione pari a 105 kg. Lettere diversea, b, c indicano differenze significative.
Infine, si potrebbe sottolineare che la separazione dei suini è stata fatta in forma teorica e “a posteriori”, i risultati mostrano quale sarebbero alla fine gli effetti di questo tipo di gestione in condizioni di campo. Per conoscere effettivamente il risultato produttivo sul campo (performance e giorni necessari) per raggiungere un determinato peso si dovrebbe metterlo in pratica.