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Quando ci sarà il vaccino contro la PSA (peste suina africana) ?

Fernando Rodríguez, direttore del CReSA, ci racconta a che punto siamo nello sviluppo di un vaccino nei confronti della peste suina africana.

Perche ad oggi non esiste un vaccino contro la PSA?

La PSA è stata una malattia dimenticata, sopratutto perchè si pensa alle zone dell'Africa Sub-sahariana dove il virus è rimasto endemico dalla sua origine, contribuendo alla povertà ed alla denutrizione delle zone colpite. Anche quando la malattia si presentò in modo endemico in Europa, non c'è mai stato più che una dozzina di ricercatori interessati su questo tema, con Spagna e Portogallo, i paesi più rappresentativi per questi ricercatori. Allora, non è da sorprendersi che in più di 60 anni, le pubblicazioni su questo tema ammontino a 1.454 articoli generici sulla PSA, e 167 su vaccini contro la PSA.

La prima domanda che dobbiamo porre è: perché siamo così sorpresi che non ci sia un vaccino per la PSA oggi? Prevenire per prevenire....questo dovrebbe essere il nostro slogan del futuro?...

Il virus in sè è complesso ed il suo ciclo epidemiologico pure, con la presenza di più ospiti sensibili: suini e cinghiali in Europa oggi; è molto più complesso in Africa dove sono presenti i serbatoi naturali: zecche del genere Ornithodoros e suini selvatici africani.

Microscopia elettronica di una cellula infetta con il virus della PSA.
Microscopia elettronica di una cellula infetta con il virus della PSA.

Tuttavia, qua mi dò ad una valutazione personale, " quello che ha reso ancora più complesso è la nostra incapacità storica di indagare in modo consistente e coordinato questo tema", sono stati chiusi i migliori laboratori nel mondo (agli inizi dell'anno 2000) per considerare che il virus non rappresentava più una minaccia. E ora dobbiamo ...correre.

A che punto sono le ricerche attuali per lo sviluppo dei vaccini per la PSA? Su quali linee si lavora? Per quando sarà possibile avere un vaccino?

Indipendentemente da quanto scritto prima, si sta studiando parecchio sui vaccini per la PSA e siamo anche vicino a dare buone notizie. Rispetto a che tipologia di vaccino, possiamo parlare a grande linee di:

  • Vaccini classici inattivati non funzionano nei confronti del virus della PSA, almeno non è mai stato formulato finora, molto probabilmente per l'incapacità di produrre cellule T-citotossiche necessarie per eliminare le cellule infette.
  • Vaccini attenuati, sia con i metodi classici, sia tramite manipolazione genetica, offre livelli di protezione ottimali, almeno nei confronti del virus parentale. Ad oggi, questa strategia è quella considerata la più vicina al mercato e nella quale in pratica, tutti i gruppi di ricerca su questo tema, sta ponendo le maggiori speranze, da quanto si legge sul rapporto della Commissione Europea recentemente redatto dagli esperti su questo tema. Non sarà facile, dato che i prototipi attuali, incluso quelli sviluppati nei laboratori dell'USDA in Plum Island (USA) e quelli ottenuti in cooperazione tra il Centro de Biología Molecular Severo Ochoa e l'CReSA-IRTA, dovranno essere migliorati in un futuro immediato, essenzialmente dal punto di vista della sicurezza e della capacità DIVA ( che permette di differenziare gli animali vaccinati da quelli infetti naturalmente). Il consorzio formato dall'USDA-ARS e CReSA-IRTA garantisce l'ottimizzazione dei prototipi. L'interesse suscitato dall'industria ed i finanziamenti offerti dalla UE ci lascia ottimisti per quanto riguarda poter avere un vaccino attenuato sul mercato entro 5-10 anni; considerando sempre che questa tempistica venga data da un ricercatore ottimista con poche conoscenze di marketing industriale.
  • Attenuati vs subunità. Lo stesso rapporto della Commissione Europea ci stimola a continuare a lavorare per i vaccini basati sulle sub-unità. La complessità del virus, con oltre 200 proteine distinte e la difficoltà di somministrazione in vivo, in modo che siano presentate in formato ottimale al sistema immunitario, raccomanda di essere più conservatori rispetto ai tempi di commercializzazione. Nonostante gli enormi vantaggi per la sicurezza e la capacità DIVA, l'efficacia dimostrata finora è scarsa quando è sottoposto a challenge con ceppo virale della PSA letale. Dobbiamo continuare a lavorare in parallelo, identificando sia gli antigeni protettivi dal virus così come i meccanismi immunitari responsabili della protezione. Riassumendo, investire di più sulla ricerca di base.

Con le informazioni disponibile fino ad ora, quanto si può aspettare dall'efficacia di questo vaccino?

E' sempre difficile estrapolare i risultati di laboratorio al campo. L'unica cosa che possiamo dire oggi è che i prototipi vaccinali disponibili nei nostri laboratori, proteggono al 100% i suini vaccinati quando sono sottoposti a CHALLENGE SPERIMENTALE con il ceppo Georgia. Intesa come la protezione nell'evitare la morte (mentre gli animali del gruppo controllo muoiono in meno di 10 giorni). Certo è che alcuni animali mostrano per un breve periodo di tempo, una quantità ridotta di virus presente nel sangue e secrezioni nasali, rispetto ai controlli.

Quali obiettivi deve soddisfare questo vaccino?

Un tema basico è il livello di sicurezza e la capacità DIVA. Non dobbiamo ignorare che si tratta di un vaccino vivo e che come tale deve essere utilizzato con molte garanzie di sicurezza. Molto più facile e meno restrittivo sarà l'uso di vaccini a sub-unità.

Anche se la somministrazione iniettabile sarà molto meglio accettata dal settore suinicolo, non dobbiamo dimenticare la formulazione orale in forma di esca per cinghiali, in modo similare a quella che si sta provando per il controllo della Tubercolosi o Peste Suina Classica.

Considerando l'impatto economico causato dalla malattia negli ultimi anni... Ci sono risorse globali destinate alla ricerca?

Chissà, ora abbiamo più attenzione su questo tema e anche più soldi in concreto per agire, ma questo non significa niente se le risorse non perdurano nel tempo.

Il punto critico non sono solo le istituzioni, che molte volte non hanno preso questa malattia seriamente, fino ai ricercatori che a volte non abbiamo colto le opportunità per andare a fondo sulla problematica. Le risorse limitate in generale nel mondo dovrebbero essere distribuite per un uso razionale. Da ora, prendo l'occasione per ringraziare pubblicamente i fondi che dal 2004, il governo spagnolo ha depositato nella nostra linea di ricerca, credendoci anche prima che il virus della PSA tornasse a minacciare la nostra economia in modo diretto. Questo ha permesso che aziende come la Boehringer Ingelheim (inizialmente) e oggi altre, si interessino ai nostri studi. Ci consideriamo molto fortunati...

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