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Razionalizzare l'uso di antimicrobici: un'opportunità per la suinicoltura

I paesi che non possono competere in materia di costi di produzione, che hanno prezzi superiori in funzione dell'alimentazione, mano d'opera, devono obbligatoriamente competere tramite la qualità, compresa come valore aggiunto per assicurare la sicurezza alimentare e la tracciabilità della carne prodotta...

Negli ultimi anni, è in aumento la sensibilità in vari paesi, tra questi quelli europei, riguardo gli elevati livelli di antimicrobici utilizzati in zootecnia, misurati attraverso il parametro mg /PCU (Unità di Correzione Popolazionale). Con precisione nel 2013, per tutta la zootecnia europea, il consumo di antimicrobici era di 121 mg/PCU, secondo l'EMA (European Medicines Agency).

La maggior parte di questi, utilizzati via premix ed una buona parte consumata dai suini.

Il tema, da solo, è molto preoccupante a livello di salute umana e animale, anche per la comparsa di superbatteri resistenti (non dimentichiamo il concetto promosso dall'ONU: "ONE HEALTH" ed i problemi di contaminazione ambientale, che si sommano a ripercussioni di immagine della carne suina sui consumatori, oltre ai danni commerciali. Regioni come l'Unione Europea, nel suo insieme, rappresenta il maggior produttore ed esportatore di carni suine nel mondo e non avranno un'altra via di salvezza che quella di razionalizzare l'uso degli antimicrobici. Tutta la filiera suinicola, in particolare i paesi esportatori, dovranno migliorare la propria immagine, una volta che si saranno create chiare opportunità di affari nei confronti dei competitors a livello internazionale, nei mercati mondiali delle carni che utilizzano criteri di qualità, considerando anche l'uso di antibiotici.

I paesi che non possono competere in materia di costi di produzione, che hanno prezzi superiori in funzione dell'alimentazione, mano d'opera, devono obbligatoriamente competere tramite la qualità, compresa come valore aggiunto per assicurare la sicurezza alimentare e la tracciabilità della carne prodotta.

Determinati paesi come quelli della UE, hanno già preso molte misure con l'obiettivo di aumentare gli standard di qualità a livello globale, come per esempio, il divieto di uso di antimicrobici come promotori di crescita, il divieto di uso di ractopamine, elevati livelli di benessere animale, ecc... superiori ai propri competitors.

E' importante evidenziare che è già un dato di fatto che LA CARNE SUINA PRODOTTA IN EUROPA gode di tutte le garanzie sanitarie ed è totalmente indenne da antimicrobici: l'Europa deve specializzarsi nel produrre carni di alta qualità sanitaria che induca fiducia nei consumatori di tutto il mondo.

Strategia generale

Abbiamo un precedente molto positivo, il divieto d'uso di antimicrobici come promotori della crescita nella UE già nel 2006, dove i "gufi" prevedevano un'ecatombe, con performance peggiorate al massimo (soprattutto l'indice di conversione), aumento della mortalità e di problemi enterici, che alla fine sono risultati minimi e velocemente risolti. C'è qualcuno oggi che vorrebbe usare in zootecnia gli antimicrobici come promotori di crescita?...

Con la colistina è successo qualcosa di similare. Difronte alla problematica conseguente all'elevato utilizzo, sopratutto in Spagna, Italia e Germania, e che secondo il Gruppo di Vigilanza per il Consumo degli Antimicrobici Veterinari, usano assieme l'80% della colistina usata in zootecnia in Europa e di fronte all'uso della colistina in medicina umana per il controllo di ceppi resistenti di E. coli , l'EMA (European Medicines Agency) ha consigliato nel 2016, che il settore suinicolo europeo facesse uno sforzo in modo volontario, per ridurre l'uso, passando a livelli di consumo di 1 mg /PCU nei paesi denominati "consumatori moderati" e di 5 mg /PCU nei paesi denominati "consumatori sfrenati".

La suinicoltura europea deve rispondere maggiormente a questa problematica e dovrà ridurre in modo drastico l'uso senza ricorrere ad antibiotici alternativi come l'apramicina e/o neomicina.

Cosa possiamo imparare da tutto questo?... Effettivamente dobbiamo usare ragionevolmente gli antimicrobici e questo vuol dire usarli in modo prevalentemente curativo, lasciando a casi eccezionali l'uso metafilattico e profilattico.

Come ridurre l'uso di antibiotici

Per stabilire una strategia generale a livelli di qualsiasi allevamento, sia esso piccolo o grande, prima di tutto dobbiamo essere consapevoli del problema e poi approcciarci dal punto di vista veterinario con il totale appoggio della proprietà.

Dopo di che si dovrà seguire un piano d'azione che includa un punto di partenza, con obiettivi da raggiungere, più o meno ambiziosi, dipendendo dai livelli utilizzati misurati in mg /PCU.

Sapere dove siamo in modo inequivocabile ed efficace e sapere dove dobbiamo arrivare, ci farà migliorare in brevissimo tempo.

Una volta avuta la consapevolezza da dove si parte, ossia, dai livelli che si utilizzano di antimicrobici, il resto è tutto più facile. Conoscere non solo i livelli di antimicrobici, ma anche la tipologia, come vengono usati e per quali malattie, in quale fase produttiva...

Figura 1. Esempio di evoluzione di consumo di antibiotici mg/PCU in un gruppo integrato. I 4 primi trimestri sono del 2016 ed il 5º é del 2017.
Figura 1. Esempio di evoluzione di consumo di antibiotici mg/PCU in un gruppo integrato. I 4 primi trimestri sono del 2016 ed il 5º é del 2017.

Rispondendo a queste domande, sarà più facile comprendere come poter ridurre e razionalizzare l'uso di antimicrobici, migliorando i nostri risultati tecnico-economici, dato che in modo generale, l'uso di antimicrobici è stato usato per risolvere problemi che potevano essere risolti in altre maniere: miglioramento delle strutture, miglior controllo ambientale, meno densità animale, alimentazione corretta nelle fasi di svezzamento, miglior qualità dell'acqua,…

Senza disfare il lavoro di molti tecnici, si deve riflettere su questo tema, analizzandolo come un'opportunità per produrre meglio e con più efficienza.

Mese 1 4,2 %
Mese 2 5,1 %
Mese 3 4,6 %
Mese 4 3,9 %
Mese 5 4,8 %
Mese 6 4,4 %
Mese 7 5,6 %
Mese 8 2,2 %
Mese 9 1,8 %

Tabella 1. Esempio di mortalità dei lotti in un allevamento dove sono stati tolti gli antibiotici e l'ossido di zinco, cambiando l'alimentazione riducendo i livelli di proteina grezza, usando materie prime nobili. Nel mese colorato di rosso si indica il mese in cui sono state riviste le formulazioni di mangimi: l'allevamento aveva già tolto gli antibiotici e l'ossido di zinco.

Per ultimo, un'idea chiave: non esistono soluzioni miracolose. Dobbiamo agire in ogni allevamento ed applicare per ognuno, le soluzioni più adeguate, dopo aver riflettuto sulla problematica presente nello specifico. Alcune volte si deve fare un passo indietro, ma nella maggior parte delle volte, studiando il perchè non funzionano i nostri consigli, avremo un nuovo stimolo con nuove pratiche di miglioramento...

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