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Rischio-beneficio dell'utilizzo di emoderivati ed altre proteine animali nell'alimentazione dei suini

Il beneficio nutrizionale previsto con questa tipologia di prodotti è molto elevata, tuttavia è necessario prendere provvedimenti preventivi per evitare l'introduzione del virus PED o la diffusione della Peste Suina Africana in Europa.

Gli emoderivati, in particolare il plasma desidratato, dato che le parti cellulari non sono molto utilizzate, sono ingredienti molto interessanti per le diete dei suinetti svezzati. Consistono in una buona fonte proteica e migliora l'accrescimento ed il consumo nella fase di svezzamento. Durante i primi giorni dopo lo svezzamento, il consumo del mangime normalmente è abbastanza basso e il plasma disidratato stimola il consumo, permettendo una crescita migliore, sopratutto in condizioni tradizionali d'allevamento (Coffey and Cromwell 1995). Il plasma contiene immunoglobuline e protegge contro le infiammazioni indotte da Escherichia coli, per cui facilita il controllo della diarrea post-svezzamento, aiutando a ridurre i trattamenti antibiotici.(Bosi et al 2004).

Lechones heterogéneos en un destete

Il plasma disidratato può ridurre l'eteregeneità dei suinetti in svezzamento

Indubbiamente, questi prodotti devono essere considerati come potenzialmente pericolosi: dopo i sospetti di aver diffuso il PCV2, ora ci sono dei sospetti di aver introdotto il virus PED in Canada ed Ontario. Gli allevamenti infetti avevano una correlazione comune nell'uso degli stessi mangimi provenienti dallo stesso stabilimento e dello stesso lotto di produzione: uno degli allevamenti, tuttavia, aveva un sistema di biosicurezza elevato. Nient'altro in comune. Il plasma utilizzato in tali mangimi fu testato in suini vivi attraverso una prova biologica e la malatti si è riprodotta (Byra 2014). Il mangime era l'unico collegamento con l'allevamento infetto di Prince Edward Island, una località completamente isolata. In Europa dobbiamo ricordare che oggi, la diffusione del virus della PSA, che è molto resistente, è già presente nei suini domestici in Polonia e nei Paesi Baltici.

Gli emoderivati si producono a partire da sangue proveniente dai macelli e, sfortunatamente, non sempre è possibile avere la tracciabilità della zona , o addirittura della zona di provenienza e nemmeno il paese di provenienza. La legislazione europea prevede un trattamento adeguato di decontaminazione. Fino al 2014 l'unico obiettivo erano il controllo dei batteri patogeni: Salmonella spp, enterobatteri e Clostridium perfringens. Il Regolamento dell'8 maggio 2014 è più restrittivo rispetto al rischio della trasmissione virale, sopratutto per i deltacoronavirus, resistenti e molto infettanti, con una bassissima dose infettante minima: è possibile riprodurre la malattia (PED) attraverso l'inoculazione di un omogenizzato diluito a 108 ottenuto dalla mucosa intestinale di suinetti infetti PEDV (Goyal 2014). Questo implica che il sangue ed il plasma disidratato sia trattato termicamente a 80°C e dopo siano tenuti durante un "determinato tempo" a temperatura ambiente per ridurre il rischio di contaminazione dopo il trattamento termico. Sfortunatamente, non è precisata la durata del trattamento termico, che deve essere di 10 minuti come minimo per i virus più resistenti.

Per valutare il rischio-benefico dell'uso degli emoderivati dobbiamo considerare alcuni punti:

  • L'origine delle materie prime: i fabbricanti normalmente non danno informazioni sul paese di origine. Anche se di provenienza europea possono contenere virus della peste suina africana. Per quanto riguarda il virus PED, l'America del Nord e Centrale, cosi come quasi tutti i paesi asiatici, sono infetti.
  • E' necessario garantirsi sulla temperatura e sulla durata del trattamento termico. Questo punto è così importante che in Minnesota ci sono esperti che visitano le fabbriche per valutare la validità.
  • Per prevenire la contaminazione crociata, le fabbriche devono avere due zone chiaramente differenziate: una per il ricevimento della materia prima e l'altra per lo stoccaggio dei prodotti già trattati. I virus intestinali si producono e si diffondono in grandi proporzioni. Il virus PED può indurre sintomi clinici anche se non rilevato nei campioni attraverso la RT-PCR.
  • Si sospetta che altri prodotti di origine suina possano giocare un ruolo importante nel trasporto intercontinentale di patogeni, particolarmente, le farine di ossa ed i peptidi. I peptidi sono proteine idrolizzate, derivate dal prodotto di estrazione dell'eparina presente nell'intestino suino, prodotte per l'industria farmaceutica. Si tratta di fonti proteiche altamente digeribili, ma che per la loro origine, devono essere considerate come fonti potenzialmente pericolose per la trasmissione di virus intestinali, dipendendo, ancora una volta dal paese di provenienza della materia prima.

Il beneficio nutrizionale atteso da questi prodotti è molto elevato (specialmente nel contesto della riduzione dell'uso di antibiotici e per gli svezzamenti precoci), per cui non devono essere condannati sistematicamente per un principio di precauzione, ma si devono prendere le dovute misure cautelari, principalmente in vista della possibile introduzione del virus PED o della diffusione della PSA in Europa. Recentemente, la Danimarca ha espresso il suo appoggio all'uso di questi prodotti, a condizione che i fabbricanti siano europei e la materia prima di origine europea.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che potremmo avere anche la nostra "mucca pazza", ossìa, che la filiera suinicola alimenta i propri suini con materie prime di origine suina, con la comparsa di malattie "esotiche".

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