Oggi l'applicazione dell'inseminazione post-cervicale (Figura 1) negli allevamenti suinicoli è un fatto compiuto. Lo sviluppo di questa tecnica è stata portata avanti sopratutto nel caso delle pluripare, con una grande accettazione grazie alla precisione, facilità e risultati economici ottenuti. L'esito della tecnica di inseminazione post-cervicale nelle pluripare supera il 95%. Inoltre permette la riduzione delle dosi tradizionali di inseminazione cervicale (3000 x 106 spermatozoidi/80 ml) fino alla metà (1500 x 106 spermatozoidi/40 ml) o un terzo (1000 x 106 spermatozoi/26 ml) raggiungendo risultati tecnici similari di fertilità e prolificità (Hernández-Caravaca e cols., 2012). Con questa riduzione di dosi si ha un beneficio economico importante, oltre ai vantaggi della riduzione del riflusso, minor tempo dedicato all'inseminazione e maggior sfruttamento dei verri (Hernández-Caravaca et al., 2012). Da un altro lato, la riduzione delle dosi seminali, e pertanto del numero inferiore di spermatozoi nel tratto genitale femminile, ci porta a prestare maggior attenzione alla qualità dello sperma: gli spermatozoi con bassa motilità o con morfoanomalie sono più frequentemente scartati dal riflusso, almeno dopo l'inseminazione post-cervicale (García-Vázquez y cols., 2015; Hernández-Caravaca et al., 2015).
Figura 1. Inseminazione post-cervicale vista dall'interno dell'utero. i) Schema della disposizione e immagine endoscopica in relazione al catetere cervicale e alla cannula interna. ii) Immagini endoscopiche in vivo dell'interno dell'utero durante una inseminazione artificiale post-cervicale: a) immagine della cervice vista dall'esterno del catetere prima dell'introduzione della cannula interna; b) inizio della penetrazione della cannula interna attraverso la cervice: possiamo osservare la cervice chiusa; c-d) dopo le contrazioni uterine la cervice si apre e permette l'introduzione della cannula in profondità; e-f) durante la penetrazione della cervice mediante la cannula osserviamo come si producono le contrazioni uterine che di nuovo diminuiscono la luce uterina.
Mentre l'uso dell'inseminazione post-cervicale nelle multipare è più che comprovato da numerevoli pubblicazioni scientifiche, la ricerca sull'uso nelle primipare e scrofette è più limitata, finora ci sono pochi studi su qeusta categoria di soggetti (Figura 1). Nel 2014, Sbardella e collaboratori hanno pubblicato uno studio comparativo tra l'inseminazione post-cervicale (1500 x 106 spermatozoi/45 ml) vs. l'inseminazione cervicale (3000 x 106 spermatozoidi/90 ml) esclusivamente nelle primipare, dimostrando, in termini di fertilità e prolificità, risultati similari per entrambe le tecniche inseminative. Gli stessi Autori hanno evidenziato che il successo della tecnica è elevato anche oltre l'85% delle scrofe primipare che hanno potuto essere inseminate con la tecnica post-cervicale, nonostante il 30% abbia avuto qualche grado di difficoltà nell'introduzione della cannula, ugualmente, Diehl et al.(2006) trovarono un grado di difficoltà medio/alto nel 45% dele primipare inseminate.
Figura 2. Grado di applicazione della tecnica di inseminazione post-cervicale in differenti categorie di riproduttori.
L'applicazione della tecnica di inseminazione post-cervicale nelle scrofette, è ancora oggi molto limitata, per non dire praticamente nulla (Figura 2). Fino a questo momento, esiste un numero ristretto di lavori che abbiano studiato a fondo l'uso di questa tecnica nelle scrofette. In un esperimento realizzato, abbiamo verificato che a solamente il 25% delle scrofette si poteva applicare la tecnica post-cervicale con i cateteri di inseminazione post-cervicale utilizzati oggi nelle scrofe pluripare. Dimitrov et al.(2007) realizzarono uno studio inseminando via post-cervicale scrofette, però non ha relazionato il grado di difficoltà riscontrato. E' necessario pertanto cercare alternative per poter diffondere questa tecnica o di modificarla a seconda della tipologia di animale con cui si lavora.L'applicazione di certi farmaci come l'idrocloruro di Vetrobutina prima dell'inseminazione alle scrofe dove non è stato possibile inserire la cannula, portò ad un miglioramento del 34% del successo (Hernández-Caravaca et al., 2013). Nononstante i miglioramenti riscontrati, il limite principale per le scrofette, così come per le primipare, è lo scarso sviluppo con cui si presenta l'apparato riproduttore in quel momento. Lo studio più dettagliato su queste categorie di animali, soprattuto a livello di cervice, luogo dove è radicato il problema della trasposizione della cannula interna, dovuto alla ristretta luce, ci potrebbe portare a ridisegnare il tipo di inseminazione per le scrofette, come per esempio, lo sviluppo di altri modelli di cateteri adattati a questi soggetti oppure ad altri tipi di tecniche alternative all'inseminazione post-cervicale.