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Trucco: Una cassone sul carrello… l’incubatrice del porcello!

Due terzi della mortalità neonatale si riferiscono all’ultimo terzo dei suinetti nati. La prima cosa da fare per questi suinetti è di limitare l’ipotermia neonatale, asciugandoli e mettendoli sotto una fonte di calore.

L’assistenza al parto è uno dei punti focali della scrofaia, in questa fase, scendono in campo tutta l’abilità, l’esperienza e la passione che un allevatore dedica alle sue scrofe: è il primo risultato visibile dell’impegno profuso per quell’animale nei quattro mesi precedenti. Ogni allevatore ha un proprio modo di gestire questo momento. Per alcuni, l’assistenza al parto è “tempo perso”, ritenendo più importanti altri lavori aziendali; per altri, l’impegno si risolve in un “giro” delle sale per controllare se c’è qualche morto, qualche lampada spenta, qualche scrofetta nervosa. Ma per l’allevatore appassionato, il parto è il momento più gratificante del suo lavoro. Fin dalla mattina gira tra le gabbie parto controllando la condizione delle partorienti, annota sulle schede tutti gli eventi importanti, si premura di asciugare i suinetti appena nati e li mette sotto la lampada. Se qualche scrofa rallenta il ritmo di espulsione dei suinetti è subito pronto ad intervenire farmacologicamente o con un’esplorazione uterina per controllare la condizione all’interno del canale del parto ed eventualmente correggere le anomalie riscontrate. E questa attenzione è tanto più importante quanto più il parto è avanzato. Infatti, due terzi della mortalità neonatale si riferiscono all’ultimo terzo dei suinetti nati. Infatti , soprattutto nelle scrofe più vecchie, gli ultimi nati sono più piccoli e quindi a rischio: l’ipossia dovuta alla rottura prematura del cordone ombelicale ed il distacco della placenta sono eventi frequenti a parto avanzato.

La prima cosa da fare per questi suinetti è di limitare l’ipotermia neonatale, asciugandoli e mettendoli sotto una fonte di calore. Ma quando si hanno molti parti da seguire, non ci si può soffermare in una singola gabbia per seguire il singolo suinetto; ed ecco allora l’incubatrice, un contenitore in materiale plastico, lavabile, provvisto di coperchio e lampada termica a raggi infrarossi, con del truciolo sul fondo, posizionato su un vecchio carrello, in cui mettere tutti i suinetti più deboli alla nascita per asciugarli e riscaldarli in attesa delle successive operazioni. E queste manualità sono ancora più importanti nei suinetti affetti da splay-leg che facilmente diventano ipotermici a causa della scarsa capacità di deambulazione.

Capita che, illustrando agli allevatori queste manualità in sala parto, alcuni (quelli del “tempo perso”) sorridono, altri (quelli del “giro di controllo”) ascoltano per educazione, ma quelli “appassionati” drizzano le orecchie interessati ad imparare qualsiasi nuova tecnica o manipolazione (se non ancora a loro conoscenza) che permetta di limitare ulteriormente le perdite di suinetti durante e dopo il parto.

Non occorre essere Alonso per “guidare” un parto, ma come lui conosce la sua Ferrari e la sfrutta al meglio, è necessario conoscere gli animali e “guidarli” adeguatamente...

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