Rivedere le regole all’interno della filiera Dop suinicola, anticipare i tempi dell’applicazione dell’etichettatura e della denominazione di origine, definire un nuovo criterio per la classificazione delle carcasse e il pagamento a peso morto, stabilire e sviluppare un collegamento diretto con il consumatore. Sono i punti strategici che definiranno l’impegno del neopresidente di Assosuini Elio Martinelli.
Il tempo non gioca a favore di un settore che da anni vive una pesantissima crisi di redditività, solo mitigata recentemente da un simultaneo abbassamento dei costi delle materie prime e da un periodo di buoni prezzi al macello(già terminato!!). Ci sono problemi generali, che riguardano la situazione di sovrapproduzione strutturale della Ue e l’effetto che deriva dall’andamento dell’export su scala mondiale, ma anche problemi molto italiani, che con l’Europa e il resto del mondo poco o nulla hanno a che fare. Il Sistema Italia fa acqua da ogni parte e gli effetti non possono che farsi sentire (ad esempio le difficoltà e l’onerosità nell’accesso al credito, il peso della burocrazia e il costo di un apparato pubblico elefantiaco, la mancanza o la inadeguatezza di strategie di sviluppo di nuovi mercati per l’export, la poca chiarezza di molte norme e la difformità applicativa nella loro applicazione in leggi e regolamenti regionali, che creano a volte vere e proprie distorsioni di mercato, e si potrebbe continuare...) anche nel settore suinicolo nazionale, che pur in crisi, pur in contrazione, è ancora un patrimonio di valore per tutto il Paese. Ma è la stessa strutturazione della filiera e la ripartizione dei pesi e degli utili che sta mettendo veramente alle corde questo settore. Troppo schiacciati verso il basso i margini di chi produce, e quindi sta alla base della filiera (ma anche chi macella e trasforma non sta molto meglio a questo riguardo) rispetto a quelli della Grande distribuzione, che detta legge e, nel tempo, è riuscita ad ampliare sempre di più la sua area di utile a scapito dei segmenti di filiera a valle. Certo, in questo la Grande distribuzione è aiutata dalla divisione della filiera, dalla frammentazione e contrapposizione dei suoi vari segmenti, dalla divisione dei produttori in una quantità di sigle e rappresentanze.
Serve un modo nuovo di rappresentare gli interessi dei produttori
“Non si può pensare di migliorare una situazione così grave senza cambiare: cambiare logiche, cambiare modelli di riferimento, cambiare regole”, sottolinea Elio Martinelli, certo consapevole dello scoramento che c’è tra gli allevatori, che deriva dalla frustrazione per un mercato difficile ma anche da una crescente mancanza di fiducia verso tutto il mondo della rappresentanza, così come è stato fino ad ora. “Questo deve essere il punto da cui ripartire. Bisogna andare oltre le divisioni e le frammentazioni per avere finalmente un linguaggio unico che sia la voce dei produttori, che porti avanti le loro istanze su ogni tavolo, che abbia peso nelle decisioni che vengono prese ad ogni livello. Altrimenti continuerà una situazione che vede il mondo degli allevatori subire delle decisioni prese da altri che coinvolgono pesantemente il lavoro di ogni giorno, i suoi costi, la sua redditività. Non è più possibile che ci siano delegati generici ai vari Tavoli per seguire dossier importanti e che coinvolgono direttamente la pratica di allevamento: servono allevatori, gente che sappia cosa è realmente il lavoro in porcilaia e quale peso potrebbero avere certe decisioni”. Per arrivare a questo una delle priorità del presidente di Assosuini sarà quella di aggregare il più possibile le varie associazioni di produttori presenti sul nostro territorio, affinché si arrivi alla creazione di una “lobby suinicola”, fatta da produttori, capace di proporsi con l’autorevolezza dei numeri rappresentati laddove siano da prendere decisioni. E, questo è un passaggio chiave, che sappia parlare con una parola sola. “Questo è uno dei nostri punti deboli che ci ha sempre penalizzato in passato: troppe posizioni, troppi orientamenti, troppe interpretazioni... Naturale poi che la conseguenza sia una totale inefficacia della nostra posizione quando si discutono i vari dossier o si lavora a provvedimenti di legge. In una crisi come questa non ci può più essere spazio per gelosie, ripicche, guerre tra diverse associazioni, conflitti di interesse, o sarà peggio per tutti”. A questo proposito, a breve Assosuini si farà promotrice di un incontro aperto a tutte le associazioni e le rappresentanze che operano nel mondo suinicolo, per ragionare insieme sui temi più importanti e definire una posizione comune.
Elio Martinelli identifica almeno quattro punti (tutti di pari importanza) su cui il mondo suinicolo dovrà trovare unità di intenti e sviluppare un’azione comune (e Assosuini su questo sarà in prima fila): regolamento delle Dop, etichettatura, peso morto e comunicazione diretta con il consumatore. Vediamo.
Il regolamento delle Dop deve cambiare
“Il regolamento delle Dop deve cambiare. Adesso è troppo penalizzante per il produttore. Contesto soprattutto la parte che non pone ai trasformatori un vincolo chiaro su quantitativi definiti di prodotto Dop da lavorare.
In questa situazione è chiaro che il trasformatore spinge dove ha convenienza. La domanda Dop cala? Spazio al non marchiato, importando dall’estero. Diventa una speculazione, legittima certo, ma che lascia il produttore di suini Dop in balia di queste scelte. E poi, come si può pensare che un’azienda che vende indifferentemente Dop e smarchiato possa fare di tutto per sviluppare il mercato delle Dop? C’è un chiaro conflitto di interessi, perché il trasformatore spingerà maggiormente su quello che garantisce i maggiori utili in un dato momento. Non chiedo che si imponga una scelta rigida tra lavorazione di Dop o lavorazione di smarchiato, ma che almeno si definiscano dei quantitativi certi, che impegnino il trasformatore”.
Passiamo all’etichettatura. “Dobbiamo anticipare i tempi della denominazione di origine del prodotto”, spiega Elio Martinelli. “Dobbiamo fare conoscere al consumatore l’origine del prosciutto o del salume che mangia, poi sarà lui a decidere. Ma adesso questo non può farlo e, con il crescere di importanza nelle scelte dei prosciutti smarchiati per una questione di prezzo, è importante che sia fatta chiarezza e non si spacci per italiano quello che italiano non è. Dobbiamo quindi spingere perché si proceda in Italia a un anticipo nei tempi di applicazione delle norme sull’etichettatura, anche se le resistenze sono molte, perché questo è nell’interesse sicuramente del consumatore e del produttore, ossia dei due estremi della filiera, ma in mezzo c’è chi questa cosa le vede come il fumo negli occhi, perchè complicherebbe un po’ la disinvoltura possibile adesso nell’approvvigionarsi di carni suine”. “Certo, sarebbe bello – osserva il presidente di Assosuini – che l’indicazione di origine fosse indicata almeno dalle strutture che fanno capo a cooperative di allevatori. Sarebbe un’azione che avrebbe il pregio di smuovere le cose e offrire un’opportunità in più al consumatore”.
Classificazione al macello: serve oggettività, terzietà e un sistema a misura di Dop
Altro tema delicato è la questione del pagamento a peso morto. “Attenzione”, puntualizza Martinelli, “come allevatori siamo d’accordo che ci sia un sistema di classificazione oggettivo delle carcasse e che si paghi in funzione di una griglia di merito. Servirebbe anche a noi per regolare sempre meglio la nostra produzione. Quello che però è inaccettabile e che contestiamo duramente è che si cali automaticamente un sistema e una tecnologia pensata per le produzioni del nord Europa, che premia la produzione di carne magra. Automaticamente un sistema come questo penalizza chi fa suini per le Dop, che sono notoriamente un’altra cosa. Quindi: va bene la classificazione, ma si scelga un sistema adattato alla nostra produzione Dop, o, altrimenti, quello attuale lo si applichi solo per lo smarchiato”. Ma c’è dell’altro. “I produttori devono essere garantiti sulla oggettività delle misurazioni fatte al macello. E questo può avvenire solo se la misurazione è fatta da una parte terza, indipendente da macellatore e allevatore. Perché non è possibile che a seconda dei macelli ci sia una classificazione e un pagamento diverso. Cito un fatto reale: stessa partita di suini, avviata lo stesso giorno parte in un macello, parte in un altro. Risultato: due classificazioni diverse. Per questo guardo con sospetto a ogni tentativo di accelerare sul pagamento a peso morto se non viene fatta chiarezza sulle attuali incongruenze. Viene il dubbio che, anziché un sistema per far fare al sistema un salto di qualità, sotto sotto lo si veda come lo strumento per bastonare ulteriormente i produttori”.
“Parlare direttamente al consumatore”
“Dobbiamo stabilire un contatto diretto e un colloquio continuo con il consumatore. Gli allevatori hanno sempre delegato ad altri questo, e, in fondo, non hanno mai pensato che fosse una cosa importante. Ma è un errore che ha contribuito a far perdere peso politico ai produttori”. Questo, come sottolinea Elio Martinelli, è un punto tutt’altro che secondario, ed è la ragione per cui Assosuini si impegnerà nello sviluppare canali di comunicazione e collaborazione con il mondo dei consumatori, anche con iniziative in collaborazione, per citarne un nome di spicco, con Slow Food. L’obiettivo è quello di comunicare le particolarità della nostra produzione, le modalità con cui si lavora nelle nostre porcilaie, dare un nuovo punto di vista – sicuramente più aderente alla realtà rispetto a certa mitologia animalista – su temi come benessere animale, rispetto dell’ambiente, qualità degli alimenti zootecnici utilizzati. La strategia è chiara: un consumatore che conosce le Dop e ne conosce le caratteristiche sarà meno facilmente impressionabile da certe comunicazioni terroristiche che di tanto in tanto si abbattono su questo o quel prodotto zootecnico. Inoltre eserciterà una pressione sulla Grande distribuzione utile per i produttori. Parlare di consumatore conduce alla contrazione del potere di acquisto delle famiglie, che penalizza soprattutto il consumo di prodotti di fascia alta, come appunto i marchiati. Inutile farsi illusioni, secondo Elio Martinelli. Malgrado il calo nel numero delle scrofe in Italia, la migliorata produttività degli allevamenti ha fatto sì che la quantità di animali macellati non sia diminuita allo stesso modo. Questo significa che c’è ancora troppa offerta di carni Dop rispetto alle capacità che ha il mercato italiano di assorbirlo, tanto più con la crisi in corso. “Per questo all’orizzonte vedo un calo ulteriore della produzione, perché i costi di produzione sono alti e i prezzi oscillano troppo e possono mettere in crisi soprattutto che ha problemi di liquidità, viste anche le difficoltà di ottenere crediti. Un equilibrio potrebbe essere raggiunto con una diminuzione del 20-25% dell’offerta: a questo punto si raggiungerebbe un livello critico anche per la Grande distribuzione, che ha comunque bisogno delle Dop per il richiamo che queste esercitano sul produttore, e la mancanza di prodotto determinerebbe un più equo rapporto tra domanda e offerta, a vantaggio di prezzi più stabili e soddisfacenti”. L’unica via di uscita a breve può essere un’incremento del 100% delle esportazioni entro 1 anno, ma impensabile visti gli attuali attori e regole!
Assosuini- Comunicato Stampa http://www.assosuini.it