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ASSOSUINI: chiarezza sul pagamento a peso morto

La suinicoltura italiana rischia di essere macellata:preoccupazioni durante una infuocata assemblea dei soci.

21 Ottobre 2013
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asso La suinicoltura italiana rischia di essere macellata

Non è un curioso gioco di parole. E’ invece il pericolo che gli allevatori sentono incombere sulle loro teste in queste ultime settimane in cui le quotazioni, il mercato, le scadenze e, diciamolo pure, i macellatori, sembrano avere scatenato una sorta di tempesta perfetta che spaventa, soprattutto per gli effetti che potrebbe lasciare sul campo.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalle quotazioni.

In sole 5 settimane i suini da macello da 160-180 kg, quelli per intenderci destinati alla produzione del Prosciutto di Parma e di San Daniele Dop, sono passati da 1,815euro/kg (12 settembre), a 1,48euro/kg (17 ottobre). «Un calo di 34 cent./kg – ragiona Omar Gobbi, allevatore di Leno, provincia di Brescia – che si traduce in circa -60euro/capo e che non si è mai verificata in un lasso di tempo così breve». Come del resto non si erano mai viste quotazioni così elevate e che, oggettivamente, avevano fatto ben sperare il mondo allevatoriale, forse illudendolo che la crisi fosse a una svolta. «Nella settimana del 12 settembre – continua Gobbi – sul mercato sembrava non vi fosse sufficiente disponibilità di maiali. Solo una settimana dopo la situazione sembrava totalmente ribaltata, al punto che i macellatori hanno ridotto le macellazioni anche a causa di un inaspettato calo dei consumi».

Così le quotazioni sono crollate, fino ad arrivare a quella di giovedì scorso. Nel frattempo, il 3 ottobre, è partita la sperimentazione per il pagamento a peso morto delle carcasse, processo che durerà sei mesi, frutto di un accordo siglato l’8 luglio scorso da tutti i rappresentanti della filiera suinicola e dagli assessori all’Agricoltura di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Un accordo importante, che di fatto stabilisce quali parametri devono essere rispettati per arrivare ad un equo pagamento del peso morto dei suini destinati alla produzione del Prosciutto di Parma e di San Daniele Dop e che potrà comunque avvenire, prevede l’accordo, a patto che venga realizzato il programma per il miglioramento dell’applicazione del sistema di classificazione delle carcasse.

Programma che prevede periodici incontri del Tavolo interregionale con il coinvolgimento delle componenti firmatarie dell’intesa, insieme a un adeguato supporto tecnico-scientifico di Crefis e Crpa; ma anche l’informazione sulla prevista attività di vigilanza da parte del Ministero e delle Regioni coinvolte e il conseguente sviluppo di una simulazione applicativa attraverso la definizione di modelli contrattuali all’interno di un contratto quadro che valorizzino le informazioni di peso morto e di classificazione.

Ma a sparigliare le carte di un processo condiviso si è inserito un elemento nuovo. Il suo nome è Pietro Pini, titolare della holding agroalimentare valtellinese Bresaole Pini, che dal 1 settembre scorso ha preso in affitto i macelli Ghinzelli e Bertana, rispettivamente a Viadana (MN) e Cremona, entrati in precedenza in concordato preventivo. «L’avvento del Gruppo Pini, tra noi allevatori, ha creato un po’ di inquietudine – spiega un allevatore che preferisce l’anonimato - i suini che ritira e macella, infatti, vengono già pagati a peso morto in base a una griglia standard composta da due tabelle: una relativa alla carnosità e una al peso morto per capo singolo consegnato». Il timore, quindi, è che l’introduzione di questo sistema possa rappresentare una sorta di apripista per gli altri macellatori prima di concludere la sperimentazione e verificarne i risultati. «Se si ritiene che la filiera delle dop è ancora importante – incalza Elio Martinelli, presidente di Assosuini – non possiamo permettere che venga violentata da posizioni unilaterali destinate inevitabilmente a far morire queste eccellenze del made in Italy che il mondo intero cerca di imitare perché ne comprende il valore»»

In una parola: il caos. Davanti al quale gli allevatori, dopo lo stordimento iniziale, intendono reagire con la forza delle idee per rispettare quanto è stato da tutti sottoscritto e per difendere la propria professionalità e la qualità prodotta.

Per questo, in occasione della prossima edizione di Italpig – Rassegna Suinicola di Cremona, in programma a CremonaFiere dal 24 al 27 ottobre, si svolgerà un’assemblea straordinaria dei suinicoltori dal titolo: “La suinicoltura italiana non vuole farsi macellare”. L’appuntamento è fissato alle ore 12 del 24 ottobre, al termine della Cun (Commissione unica nazionale) per l’occasione si svolgerà a Cremona anziché a Mantova.

«Per noi la certezza dei dati, la correttezza e l’uniformità degli strumenti di pesatura sono elementi indispensabili per ottenere una classificazione corretta», conclude Omar Gobbi.

Assosuini Via Strada per Leno, 2 2505 Manerbio Brescia Italia Tel: 030-9381803 info@assosuini.it

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