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Fiera Agricola Zootecnica di Montichiari: gli allevatori raccontono le loro sperienze

La complessità del tema non nasce solo da chi è favorevole o contrario, per molteplici aspetti produttivi, a quanto prevede la Direttiva, quanto per i risultati che stanno emergendo.

27 Gennaio 2019
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montichiariFiera Agricola Zootecnica Italiana

Montichiari (BS)

Venerdì 1 febbraio 2019 – Ore 10

Taglio coda dei suinetti,c’è chi dice sì

Appuntamento il 1 febbraio a partire dalle ore 10 in Sala Scalvini per un confronto tra allevatori sui risultati delle prove condotte in alcuni allevamenti. Tra molti dubbi e altrettante certezze ci si interroga sul significato di benessere

25 gennaio 2019 – In occasione della prossima Fiera Agricola Zootecnica Italiana che si terrà presso il quartiere fieristico di Montichiari (BS) dal 1 al 3 febbraio prossimi, gli allevatori suinicoli hanno organizzato un incontro per confrontarsi sui risultati ottenuti dalle prove effettuate da chi, tra loro, ha iniziato a non tagliare la coda ai suinetti in base alla Direttiva comunitaria 2008/120/CE. L’appuntamento è previsto per venerdì 1 febbraio a partire dalle ore 10 presso la Sala Scalvini.

“Le nostre prove sono iniziate 8 mesi fa – spiega Marco Ferri, allevatore modenese – e solo fra qualche settimana, quando i suini verranno macellati e si verificherà la presenza o meno di cisti lombari, saprò se ne è valsa la pena. Per ora posso solo dire che l’impegno e i costi che abbiamo dovuto affrontare sono stati notevoli. Infatti, alla formazione del personale abbiamo dovuto aggiungere i maggiori costi che soprattutto nei primi tempi hanno riguardato l’aspetto sanitario con trattamenti ad hoc ad opera del veterinario, in quanto in una percentuale di suini intorno al 10% siamo dovuti intervenire a 27-28 giorni di vita con la mutilazione della coda, praticata rigorosamente con analgesici, perché nonostante l’adozione di tutto quello che prevede la direttiva, quindi individuazione del morsicatore, arricchimento ambientale e condizioni di maggiore comfort strutturale, i suinetti continuavano a mordersi la coda. Attualmente e per fortuna quella percentuale è intorno al 2% e la situazione sembra sotto controllo. I dubbi però non mancano – conclude – uno in particolare: possiamo davvero ritenere che il mancato taglio coda dei suinetti sia benessere? Mi chiedo di quale tipo di benessere parliamo se, adottando ovviamente tutte le cautele previste, anziché intervenire con il taglio coda a 2-3 giorni di vita ci si trovi costretti a farlo quando il suinetto ha quasi un mese, con conseguenze in termini di dolore e cicatrizzazione della ferita decisamente maggiori”.

Dubbi che diventano certezze per Gaetano Luppi, altro allevatore modenese. “Io sarò sempre favorevole al taglio delle code nei suinetti – dichiara – e i risultati disastrosi delle ultime prove che ho condotto nel mio allevamento lo confermano: su oltre 400 suinetti solamente a 37 non è stato necessario praticare la caudectomia con la successiva applicazione dell’anello. E questo nonostante l’individuazione del morsicatore, poi isolato, l’introduzione di materiali di arricchimento ambientale e l’adozione di tutti gli accorgimenti necessari previsti. Purtroppo l’odore del sangue, fuoriuscito anche da piccole ferite, agita e innervosisce i suini e scatena in loro un comportamento stereotipato. Questo per me non è benessere, lo è invece tagliare la coda a due giorni di vita, e non a 28-30 giorni, quando con una dose adeguata di analgesico il suinetto non soffre e nel giro di pochi attimi è già sottoscrofa ad allattarsi”. Una posizione netta, quella di Gaetano Luppi, che non ammette repliche e che anzi rincara: “Io credo che la caudectomia sia molto meno dolorosa dei tatuaggi – sottolinea – o dei due buchi che vengono praticati alle orecchie dei suini importati in Italia. Anche i colleghi tedeschi e danesi sono contrari alle code lunghe per gli stessi motivi che la stragrande maggioranza degli allevatori italiani manifesta. Se vogliamo mettere al primo posto il benessere animale rispetto alla produttività e alla redditività dei produttori, credo occorra fare una seria riflessione sul vero significato di benessere”.

Anna Mossini - gennaio 2019

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