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Giornata della suinicoltura: Castrazione e taglio della coda, un dibattito acceso e contrapposto

Con l’applicazione della Dichiarazione di Bruxelles “Boar 2018”, dal primo gennaio di quest’anno nei Paesi della Ue la castrazione chirurgica è vietata. L’Italia però, in virtù delle sue produzioni di salumeria Dop, ha ottenuto una deroga.

25 Febbraio 2018
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expoconsultingBologna, 21 febbraio 2018 - “Il 100% degli allevatori italiani ha preso atto dell’importanza del benessere animale. In base alla mia esperienza ritengo che almeno il 60% di loro sia convinto che il miglioramento delle condizioni di vita dei suini si traduca in un miglioramento dei risultati aziendali. Ma meno del 50% ha provveduto ai necessari adeguamenti”.

Così Silvio Zavattini, medico veterinario, protagonista insieme agli altri relatori della prossima edizione della Giornata della Suinicoltura dal titolo “Benessere animale. Un’alleanza con il consumatore, una sfida per la competitività”, organizzata da Expo Consulting srl e in programma il 28 febbraio 2018 a Bologna, presso il Centro Congressi di Fico Eataly World a partire dalle ore 9.

Se nemmeno il 50% degli allevatori italiani ha ancora provveduto a migliorare le strutture in ottemperanza a quanto prevede la normativa sul benessere animale, ci troviamo di fronte a un dato un po’ preoccupante. “In effetti la percentuale non è purtroppo elevata – spiega Zavattini – nonostante la conoscenza dei requisiti richiesti sia ampiamente diffusa. Occorre però fare alcuni distinguo. Se il tema legato allo spazio da destinare alle scrofe, al truogolo e all’accesso all’acqua è stato affrontato e risolto in una considerevole percentuale di casi, oggi le maggiori criticità sono rappresentate dalla castrazione chirurgica e dal taglio della coda dei suinetti”.

Con l’applicazione della Dichiarazione di Bruxelles “Boar 2018”, dal primo gennaio di quest’anno nei Paesi della Ue la castrazione chirurgica è vietata. L’Italia però, in virtù delle sue produzioni di salumeria Dop, ha ottenuto una deroga. Nel frattempo gli esperti discutono e sperimentano metodi alternativi a quello chirurgico posto che, come ricorda Zavattini “la castrazione chimica, in buona sostanza il vaccino, non ha dato risultati soddisfacenti. Se l’intervento con anestesia locale va effettuato solo dal veterinario, l’allevatore può viceversa intervenire somministrando dell’analgesico qualche giorno prima dell’intervento seguendo le indicazioni fornite da un protocollo ad hoc. Un’ulteriore alternativa è rappresentata dalla criochirurgia, una combinazione analgesico-iniettiva certificata e approvata dall’Asl che rappresenta un buon compromesso e garantisce al suinetto un dolore locale decisamente inferiore senza però eliminarlo, perché questo può avvenire solo con l’anestesia”.

Un altro grande tema con cui gli allevatori si devono misurare in porcilaia è rappresentato dal taglio della coda dei suinetti.

“In effetti il problema è molto sentito – sottolinea ancora Zavattini – e investe l’intero management aziendale. Le esperienze condotte da alcuni allevatori che hanno deciso di sospendere questa pratica senza però intervenire sulla gestione complessiva dell’allevamento, infatti, si sono rivelate degli autentici fallimenti. Dal mio punto di vista, frutto dell’esperienza quotidiana in allevamento, se eliminando il taglio della coda si vogliono evitare le conseguenze degli inevitabili episodi di cannibalismo, occorre pensare a una riduzione dei soggetti allevati in ogni box, a un efficiente sistema di raffrescamento, a un vero arricchimento di materiale manipolabile, alla somministrazione di una razione alimentare più fibrosa, che riducendo lo stimolo della fame induce gli animali a un maggiore riposo e quindi a una minore aggressività”.

Ma chi valuta, in allevamento, il livello di benessere degli animali?

“Su questo fronte le scuole di pensiero sono diverse – conclude la sua analisi Silvio Zavattini – Io credo che il compito spetti al veterinario attraverso una valutazione soggettiva e non oggettiva, come invece altri colleghi sostengono. Se, come nel caso degli spazi previsti per i box delle scrofe, è giusto fornire indicazioni precise sulle misure, è altrettanto vero che ogni allevamento ha caratteristiche diverse e non si può pensare a una standardizzazione che vada bene per ogni realtà aziendale. Gli aspetti da considerare sono infatti molteplici, ma non vi è alcun dubbio che la figura professionale del veterinario sia l’unica in grado di stabilire se in allevamento esistono realmente condizioni di benessere per gli animali allevati”.

Expoconsulting - febbraio 2018

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