Bologna, 27 marzo 2017 – “Quello che in allevamento arriva come problema sanitario non può essere affrontato senza coinvolgere la biosicurezza”.
Così Loris Alborali, responsabile della sezione Diagnostica presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna con sede a Brescia.
Un tema, quello della biosicurezza e della salute animale, che continua ad alimentare il dibattito scientifico e del quale si occuperà la prossima edizione della Giornata della Suinicoltura organizzata da Expo Consulting srl, società di Bologna che gestisce e sviluppa format convegnistici innovativi offrendo servizi per fiere, eventi e l’internazionalizzazione delle imprese, in programma il 26 maggio 2017 a Montichiari (BS).
Il titolo dell’evento, che si terrà presso l’hotel Garda a partire dalle ore 9.30, è “Biosicurezza e salute animale. Le nuove frontiere della prevenzione in suinicoltura”.
“Il miglioramento del livello di biosicurezza in porcilaia è un vero e proprio investimento dell’allevatore nei confronti della sua azienda – prosegue Alborali – e riguarda più la parte gestionale e organizzativa che non quella strutturale. Negli ultimi tempi stiamo assistendo a un positivo aumento della sensibilità da parte degli operatori riguardo questo argomento; molto però resta ancora da fare, soprattutto se pensiamo agli automezzi per il trasporto degli animali e agli ingressi delle persone in azienda: due casi emblematici di come, senza accurate adozioni di disinfezione dei mezzi e accorgimenti adeguati per evitare di entrare in contatto diretto con gli animali, si possa spianare la strada all’ingresso di patologie che infettando l’intero allevamento possono compromettere inevitabilmente la redditività aziendale”.
Quindi la prevenzione, termine che ben definisce il corretto approccio. “Esattamente – continua Alborali – è proprio la prevenzione lo strumento di lotta contro le principali malattie infettive, la strategia vincente testimoniata dai risultati ottenuti nelle aziende che negli ultimi hanno investito in questa direzione. Parlare di profilassi significa impostare in allevamento un programma e un piano di lavoro che diano priorità alla conoscenza continua della condizione sanitaria aziendale e che permettano di prevenire un problema sanitario. Non è un percorso difficile, bensì possibile grazie alle indagini cliniche e di laboratorio pianificate e costruite sulle esigenze aziendali, capaci di orientare l’allevatore verso scelte di terapia e profilassi che non contemplano continue emergenze e/o cambiamenti terapeutici. Questo approccio ha dimostrato di possedere risvolti di sanità pubblica molto importanti, perché previene l’insorgenza di malattie contagiose che possono avere un peso considerevole nella commercializzazione nazionale e internazionale dei suini, permette un maggiore controllo delle infezioni cosiddette zoonotiche, limita l’utilizzo emergenziale di presidi terapeutici come gli antimicrobici alla base del problema legato all’antibioticoresistenza. In buona sostanza – sottolinea lo scienziato – l’applicazione dei principi di igiene zootecnica, benessere animale e biosicurezza mette l’allevatore nella condizione di poter lavorare con suini più robusti e recettivi agli interventi terapeutici, con il risultato di ottimizzare e ridurre i costi”.
In questo contesto è evidente che per ogni azienda diventa indispensabile elaborare e implementare un programma di biosicurezza ad hoc. Esattamente il principio che l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Brescia sta portando avanti di concerto con il ministero della Salute e la Regione Lombardia, al fine di valutare l’impatto che i sistemi oggi riconosciuti e la normativa vigente possono avere. Le buone quotazioni che da circa un anno registrano i suini italiani sul mercato delle contrattazioni inducono gli operatori a un cauto ottimismo per il futuro. Tra i non pochi effetti che la perdurante crisi attraversata dal settore ha provocato, uno tra i principali ha riguardato la forte contrazione del numero di scrofe presenti negli allevamenti italiani. Riguardo un ipotetico aumento che potrebbe essere dettato proprio dalle mutate condizioni economiche del comparto, Loris Alborali nutre qualche perplessità. “Credo che oggi l’orientamento sia maggiormente indirizzato verso l’efficienza produttiva anziché un incremento numerico dei riproduttori – è il suo pensiero conclusivo – Efficienza produttiva che nella biosicurezza e nel miglioramento gestionale e di management trova i suoi punti cardine. Senza questi pilastri sarà difficile, se non impossibile, riuscire a ridurre il consumo del farmaco in allevamento, che rappresenta uno degli obiettivi più importanti da raggiungere ed è strettamente legato alla rigorosa applicazione della biosicurezza e delle norme sul benessere animale”.
Expoconsulting - marzo 2017