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Con i bassi prezzi per il mais, la coltivazione della soia è prevista in aumento.

La produzione di soia punta +5,7%, e ha trascinato l'aumento generale delle granagliei; anche il frumento ha avuto una buona crescita dovuto sopratutto alla maggior superficie coltivata.

Esperti americani prevedono un calo del 10% del prezzo della soia nei prossimi 3-4 mesi.

La forte domanda per i semi e la farina di estrazione di soia, sostengono i prezzi nel mercato interno brasiliano.

. La differenza tra i prezzi "spot" e i "futures" commercializzati in Brasile è di R$13,83/sacco di 60 kg,

Le stime sono state elaborata da un campione di 25.000 produttori lungo il paese.

In generale il totale dell'area destinata alla produzione di granaglie è stimata in 56,85 milioni di ettari, un aumento del 6,1% rispetto alla stagione passata.

Il raccolto in fase avanzata e la disponibilità interna del mais sono i principali fattori del calo del prezzo: non si scartano ipotesi di ulteriori ribassi con la fine dei raccolti.

L'obiettivo è quello di migliorare la produttività e di diminuire i trattamenti necessari.

La nota del Ministero, frutto di un confronto con le Regioni, prevede il sequestro con possibilità di controllo ufficiale sul tenore di diossine negli alimenti e la eventuale distruzione del mangime.

L'Europa è il principale importatore mondiale di soia convenzionale, però si percepisce sopratutto da parte della Germania, una maggiore flessibilità. Le sementi convenzionali o non transgeniche rappresentano circa il 20% del totale delle coltivazioni nazionali.

I controlli del Piano Nazionale Alimentazione Animale il 10 giugno ha riscontrato durante le procedure operative del sistema di “allerta rapido alimenti e mangimi” (RASFF), la presenza di diossine in mais ad uso zootecnico.

Il vuoto sanitario in pratica vuole dire che non ci devono essere presenti piante vive di soia per un periodo da 60 a 90 giorni.

L'intesa introduce la flessibilità che consente agli Stati membri di decidere in merito alla gestione della propria agricoltura, permettendo di vietare o limitare la coltivazione degli OGM nel proprio Paese.

La Romania e’ preceduta da Francia e Germania, mentre e’ seguita da Polonia, Italia e Bulgaria.

Nel 2014, 53 paesi hanno già ricevuto granaglie di origine russa.