Negli ultimi anni i paesi dell'Est Europa sono diventati dei market makers, cioè coloro che stabiliscono il prezzo dei prodotti sul mercato. Da loro arriva quasi la metà - poco più di 5 milioni di t su 12,4 milioni totali - dei cereali che importiamo annualmente per rispondere alle esigenze produttive nazionali.
Gli artefici di questa rivoluzione sono 12 nazioni: tre giganti dell'ex Unione Sovietica (Ucraina, Russia, Kazakistan) e otto neo membri dell'Unione europea (Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia) ai quali va aggiunta la Serbia. Queste nazioni pesano per il 25-30% sulle esportazioni mondiali di grano e per una percentuale di poco inferiore sul mais.
Entrando nel dettaglio della tipologia delle materie prime importate, diventa ancora più evidente il peso specifico dell'Est sul nostro mercato: il 33,8% del grano, il 20,5% dell'orzo, il 65,5% del mais, il 97% della farina di girasole, l'80% dei semi di girasole, il 54% dei semi di soia.
Venerdì, 29 novembre 2013/Italia.http://www.agricoltura24.com