La trattativa è durata oltre 15 anni e ha richiesto lo svolgimento di numerose missioni in Cina da parte dei più alti livelli tecnici e istituzionali del nostro Paese per incontrare i vertici delle Autorità sanitarie cinesi, di visite in Italia di delegazioni di ispettori del Ministero dell’Agricoltura, delle Agenzie di Quarantena e delle Dogane cinesi e l’invio di copiosi fascicoli tecnico-sanitari da parte del Ministero della Salute.
Il Ministero della Salute, negli uffici del Segretariato Generale e delle due Direzioni di Sicurezza Alimentare e Sanità Animale, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero degli Affari Esteri, la Commissione europea e ICE-Agenzia hanno lavorato per questo successo. Finora alla Cina ci andavano solo prosciutti crudi e cotti.
L’apertura della Cina alle nostre esportazioni di carni suine, grassi e frattaglie potrebbe generare già nella fase iniziale un fatturato export pari a 50 milioni di euro. Nel 2018 la Cina si è confermata il principale mercato di destinazione del comparto suino, assorbendo il 34,4% del totale delle esportazioni UE,il Giappone occupa la seconda posizione fra i mercati di destinazione e assorbe l’11,6%.
Analizzando la composizione delle esportazioni del settore suino europeo verso la Cina, si rileva che:
- il 47,3% del totale esportato è rappresentato dalle carni suine refrigerate o congelate;
- lo 0,1% dai prodotti a base di carne;
- il 51,5% dalle frattaglie;
- il 1,1% da grasso e lardo.
I principali Paesi europei esportatori verso la Cina sono Germania, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Francia e Irlanda. Per quanto riguarda i prodotti italiani, in Cina è possibile esportare dal 2007 i prosciutti crudi stagionati 313 giorni e dal 2013 i prodotti cotti (mortadelle, prosciutto cotto). Manca ancora l'autorizzazione all'exporto di tutti i prodotti di salumeria italiana.
Sabato 23 marzo 2019/Italia/ http://www.assica.it/