La produzione mondiale di carne suina nel 2020 si stima in 109,2 milioni di tonnellate, uno 0,8% in meno rispetto al 2019, principalmente a causa delle riduzioni della produzione causate dalla peste suina africana (PSA) in Cina, Filippine e Vietnam. Tuttavia, Stati Uniti, Brasile, Unione Europea, Federazione Russa, Canada, Messico e Cile hanno registrato una moderata crescita della produzione, che ha parzialmente compensato le riduzioni altrove. Dopo un calo del 21% nel 2019, la produzione di carne suina da parte della Cina è diminuita di appena il 3,3% nel 2020, a 42 milioni di t, indicando una ripresa più rapida del censimento dei suini, raggiungendo quasi il 76% del livello pre-PSA iniziato nel 2018. Anche la produzione di Filippine e Vietnam, poiché l'eliminazione dei suini a causa della PSA è continuata in alcuni allevamenti...
La produzione di carne suina è aumentata negli Stati Uniti, Brasile, Federazione Russa, Unione Europea e Canada. Negli USA, la produzione è aumentata trainata da censimenti elevati dei suini, ma il tasso di crescita si è indebolito a causa delle limitazioni del lavoro e del minore utilizzo della capacità di lavorazione. In Brasile, la produzione ha continuato ad aumentare poiché la domanda di importazioni è rimasta forte, mentre gli aiuti economici del governo alle famiglie hanno stabilizzato la domanda interna. In Russia, l'aumento della produzione è dovuto principalmente all'elevata produzione generata dai grandi allevamenti ed alla forte domanda dall'Asia orientale. Nell'Unione Europea è proseguito l'incremento della produzione, sostenuto da incrementi significativi soprattutto in alcuni Paesi membri, specialmente Spagna e Danimarca, principalmente guidato dallo status di PSA free e dall'accesso ai mercati asiatici. In Canada, l'aumento della macellazione e del peso delle carcasse ha contribuito all'espansione della produzione.
I prezzi medi annuali della carne suina sono caduti dagli USD 2.290 nel 2019 ai USD 2.209 per t nel 2020, un calo del 3,6%.
Il commercio mondiale totale della carne suina ha raggiunto gli 11,9 milioni di t nel 2020 (+24,5% inter-annuale), grazie alle importazioni cinesi, che è quasi raddoppiato a 5,7 milioni di tonnellate, che rappresentano circa il 50% delle importazioni mondiali. A causa della necessità di grandi quantità, la Cina ha rilasciato licenze di esportazione per molti impianti di lavorazione in vari paesi, tra cui Brasile, Cile e Messico. Il Vietnam ha anche registrato un forte aumento delle importazioni, riflettendo ancora una volta i cali di produzione legati alla PSA. Al contrario, la Repubblica di Corea e Giappone hanno importato meno a causa delle vendite ridotte dei ristoranti e degli alti prezzi al dettaglio.
Per quanto riguarda le esportazioni, gran parte di esse ha avuto origine nell'Unione europea, negli Stati Uniti, in Canada e in Brasile, poiché i significativi censimenti iniziali dei suini e le ridotte vendite interne hanno rafforzato la disponibilità delle esportazioni. Gli Stati Uniti hanno esportato 900.000 t in Cina, che equivale a circa il 30% delle esportazioni totali, mentre le esportazioni del Brasile sono aumentati del 34% a 1,3 milioni di tonnellate, con quasi due terzi spediti in Cina. Le elevate importazioni da parte della Cina sono state alla base di gran parte della crescita delle esportazioni anche da Messico e Cile. Nonostante le restrizioni legate alla PSA sulle esportazioni verso i mercati asiatici, l'Unione Europea ha chiuso l'anno con una crescita dell'export del 27%. In Canada, censimenti elevati e aiuti governativi nell'ambito del programma di assistenza d'emergenza hanno sostenuto l'espansione delle esportazioni. La Federazione della Russia ha aumentato le esportazioni del 101%, emergendo come uno dei principali attori globali, con la maggior parte delle spedizioni destinate al Vietnam in base all'accordo di accesso al mercato firmato nel 2019.
Marzo 2021/ FAO.
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