l Vice Presidente SIMeVeP, Vitantonio Perrone ribadisce, alla luce dei dati e delle evidenze scientifiche, che l’esame sistematico dei suini domestici ai fini della prevenzione della trichinellosi nell’uomo sia di fatto una metodica obsoleta, che comporta un consistente impegno operativo in termini di risorse tecniche e umane, quindi economiche, negli stabilimenti di macellazione dei suini, che potrebbero essere risparmiate o destinate ad altri scopi.
E’ infatti dal 1958 che non vengono segnalati casi umani di trichinellosi ascrivibili al consumo di carni suine derivanti da soggetti provenienti da allevamenti a stabulazione controllata, in termini di sanità pubblica, il rischio di tale zoonosi è stato praticamente annullato grazie alla scomparsa del ciclo domestico della trichinellosi, non rientra il ciclo silvestre della malattia.
Sono inoltre poche le aziende che ricorrono al “Regolamento di esecuzione (UE) 2015/1375 della Commissione che definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni” in base al quale gli allevamenti intensivi possono essere classificati, su richiesta degli Operatori del Sistema Alimentare (OSA) “ufficialmente esenti” da Trichine (Trichinella free).
Può essere importante il ruolo dell’informazione svolto dai servizi veterinari, che potrebbero farsi maggiormente
promotori/facilitatori nel sensibilizzare gli allevatori – operatori alimentari a tutti gli effetti – nell’intraprendere percorsi di miglioramento che, oltre a quelle sanitarie, comporterebbero positive ricadute economiche...
Mercoledì, 3 marzo 2021/Italia. https://www.veterinariapreventiva.it/