La Commissione Europea ha analizzato 51 "marchi" di benessere animale in etichetta, valutando l'impatto sui consumatori e sul mercato, oltre l'effetto sugli animali stessi, appartengono, prevalentemente da filiere private. Il tutto in un report pubblicato sul sito ufficiale UE.
I consumatori preferirebbero che questo tema fosse gestito dalle autorità europea. Gli allevatori sono gli operatori con il più basso ritorno di valore economico.
Lo studio compendia anche le evidenze disponibili sui potenziali benefici e vantaggi di queste iniziative, alla luce dei dati raccolti sui consumatori: il loro grado di consapevolezza degli standard di benessere degli animali e la domanda di informazioni in etichetta.
La Dgsante ha avviato il monitoraggio ad aprile del 2021, raccogliendo i dati di 51 schemi di etichettatura presenti negli Stati membri dell'UE, nel Regno Unito e in Svizzera, di cui 17 con informazioni sul metodo biologico. La ricognizione ha tenuto conto anche dei controlli previsti e dell'impatto sul benessere animale e sull'ampliamento del mercato.
L'Italia si segnala, insieme alla Spagna, tra i Paesi dove la sensibilità per il benessere animale si è messa in luce di recente e nei confronti di tutti prodotti di origine animale. I consumatori italiani raggiungono percentuali elevate di interesse a ricevere informazioni in etichetta: l'81% alla pari dei consumatori della Finlandia. E sempre dall'Italia emerge l'interesse per informazioni sul benessere animale sulle etichette del latte. Il 43% dei consumatori italiani dichiara di pensare al benessere animale sempre o quasi sempre, proprio all'atto di acquisto di latte. Per il benessere animale, la maggioranza dei consumatori non è però disposta a pagare un prezzo economicamente più alto di quello del settore bio.
Mercoledì, 8 aprile 2022/Italia. https://www.anmvioggi.it/